- I preti
Considereremo qui:
a) il popolo e il sacerdozio;
b) il sacerdozio comune e quello sacramentale;
c) il sacerdozio e l’episcopato.
a) Il popolo e il sacerdozio
I) ‘Tutti gli uomini sono quindi chiamati a questa cattolica unità del popolo di Dio …’ (LG 13)
Si prescinde quasi sempre dal termine ‘Corpo Mistico di Cristo’, quello che meglio si addice alla Chiesa, in favore del termine ‘Popolo di Dio’[1]. Poiché il clero, in tutti i suoi gradi, non è qui distinto dal “popolo”, ma è piuttosto considerato parte integrante di esso, questo nuovo termine assume un senso democratico, comunitario, egualitario, estraneo alla nozione dell’ordine gerarchico stabilito da Cristo.
II) ‘Il popolo di Dio […] si compone di funzioni (ordinibus) diverse. […] fra i suoi membri c’è diversità sia per ufficio, essendo alcuni impegnati nel sacro ministero per il bene dei loro fratelli, sia per la condizione e modo di vita’ (LG 13).
Il testo (II) presenta il sacerdozio come una semplice ‘classe’ (o funzione) del popolo di Dio. In questo modo si insinua che il sacerdote sia sacerdote del popolo piuttosto che di Dio; si insinua anche che ciò che è importante del sacerdote sia la sua funzione. Il testo, infatti, non presenta il sacerdote in primo luogo secondo la sua natura (cioè come alter Christus) o, più precisamente, secondo ciò che lo rende ciò che è, la sua causa formale, la sua conformità ontologica a Cristo; piuttosto lo presenta solo nei termini di una funzione, che deriva dalla sua natura, il che naturalmente è solo un aspetto secondario del sacerdozio. È un aspetto secondario perché, secondo il principio dell’agere sequitur esse, l’azione segue ed è la conseguenza logica della natura di una persona o di una cosa. Il fatto che si taccia la precisa natura del sacerdozio[2] è in linea con la preferenza conciliare dell’azione sull’essere[3] e per il suo disprezzo nei confronti delle precise definizioni scolastiche, come quella di ‘essenza’ o ‘natura’.
III) ‘[Il] Signore, affinché i fedeli fossero uniti in un corpo solo, […] promosse alcuni di loro [membri della Chiesa] come ministri, in modo che nel seno della società dei fedeli avessero la sacra potestà dell’ordine …’ (Presbyterorum Ordinis 2).
Qui si afferma che il Signore ha eletto i sacerdoti dal numero dei fedeli, mentre, secondo i racconti evangelici, ha eletto prima gli Apostoli per prepararli alla formazione dei fedeli. Con questa affermazione, come anche con l’affermazione che Nostro Signore ha eletto i sacerdoti come principio di unità per la comunità, il concilio subordina nuovamente il sacerdozio alla comunità.
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[1] LG 9-13
[2] Qui e in generale, per quanto si prenda atto del fatto che venga effettivamente menzionata la dottrina dell’unione con Cristo in Presbyterorum Ordinis 5 (si veda più avanti, nella nostra trattazione circa il sacerdozio: parte II cap. 6, B).
[3] Vi si è fatto riferimento nell’introduzione storica al presente libro, fra i commenti circa la pastoralità del concilio.