5. Oltre alla riconciliazione, l’altro frutto principale dell’albero della Croce è il riacquisto della Grazia. La morte sacrificale di Cristo non ebbe solamente un carattere espiatorio ma, nel medesimo tempo, fu un atto meritorio di altissimo grado. Con la Sua morte in Croce, Cristo non ci ha meritato la sola remissione dei peccati ma anche l’abbondanza di vita (Giov. 10, 10) e l’ingresso nel Santuario del Cielo (Ebr.10, 19). Egli ha ristabilito il Regno di Dio e l’ordine soprannaturale della Salvezza. Noi dobbiamo alla morte liberatrice di Cristo tutte e ciascuna delle grazie, che riceviamo da Dio: la grazia dell’orazione, la grazia della vera fede, la vittoria sulle tentazioni, la conversione del cuore, l’osservanza dei comandamenti e la perseveranza finale nel bene. E su ognuna di queste grazie vi è –per così dire –una goccia del prezioso Sangue di Cristo; infatti, al caro prezzo del Suo Sangue ci ha meritato tutte le grazie: dalla prima illuminazione dell’intelletto e dalla più tenue ispirazione della volontà fino alla pienezza dell’eterna beatitudine.
Ma Cristo non ci ha meritato solamente la pienezza della grazia attuale, ma anche la Grazia santificante, le virtù infuse, i doni e i frutti dello Spirito Santo, l’illuminazione celeste dell’anima e del corpo: in poche parole tutta la gloria dei figli di Dio –quaggiù ancora velata–, ma che nell’altro mondo splenderà di una luce e di una bellezza eterna. L’incommensurabile tesoro di grazie, la ricchezza delle benedizioni celesti, la fondazione della Chiesa e la sua dotazione di tutti i beni della Salvezza e dei mezzi della Salute, provengono tutti dall’albero della Croce. Così Dio ci ha donato le più grandi e più preziose promesse per i meriti di Cristo (2 Piet. 1, 4). Il principe degli Apostoli, esultante di santa gioia e gratitudine, esclama: “Benedetto Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che, secondo la Sua grande misericordia, ci ha rigenerati ad una speranza viva: per un’eredità incorruttibile, pura, durevole, riservata nei cieli!” (1 Piet. 1, 4).