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Ep. XXVII – La spiritualità del Nuovo Testamento (parte terza)

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Ep. XXVII - La spiritualità del Nuovo Testamento (parte terza)
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LA SPIRITUALITÀ DEL NUOVO TESTAMENTO

(parte terza)

 

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

 

LA SPIRITUALITÀ DEI SINOTTICI

Nella prima parte di questa presentazione della spiritualità del Nuovo Testamento, abbiamo considerato in genere la sua idea centrale, che è quella del Regno di Dio; nella seconda parte ne abbiamo considerato la sua costituzione. Procediamo adesso guardando le condizioni per entrarci.

c) Condizioni per entrare in questo regno

Per entrarvi si deve far penitenza, ricevere il battesimo, credere al Vangelo e osservare i Comandamenti. Ma, per perfezionarvisi, l’ideale proposto ai discepoli è di accostarsi quanto più sia possibile alla perfezione stessa di Dio. Essendo Suoi figli, una tal nobiltà c’impone doveri, onde dobbiamo accostarci quanto più sia possibile alle divine perfezioni: “Estote ergo vos perfecti, sicut et Pater vester caelestis perfectus est: Siate perfetti come Vostro Padre celeste è perfetto” (Mt. 5. 48).

Per conseguire un ideale così perfetto, occorrono due condizioni essenziali: la rinunzia a sé stesso ed alle creature, onde uno si distacca da tutto ciò che sia di ostacolo all’unione con Dio; e l’amore, onde uno si dia intieramente a Dio seguendo Gesù Cristo: “Si quis vult post me venire, abnegat semetipsum et tollat crucem suam quotidie et sequatur me: se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc. 9. 23). Ora la rinunzia ha vari gradi. Deve escludere per tutti quel disordinato amore di sé e delle creature, che costituisce il peccato e specialmente il peccato grave, ostacolo assoluto al nostro fine; il che è tanto vero che, se l’occhio destro ci scandalizza, non dobbiamo esitare a strapparlo: “Quod si oculis tuus dexter scandalizat te, erue eum et projice abs te: se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te” (Mt. 5. 29).

Ma, per coloro che vogliono essere perfetti, la rinunzia sarà assai più intiera e comprenderà la pratica dei consigli evangelici: la povertà effettiva, il distacco dalla famiglia e la castità perfetta o continenza. Chi poi non volesse o non potesse arrivare a tanto, si contenterà della rinunzia interna alla famiglia e ai beni di questo mondo; praticherà lo spirito di povertà e l’intimo distacco da tutto ciò che si opponga al regno di Dio nell’anima; può così assurgere ad un alto grado di santità. Questi vari gradi risultano dalla distinzione tra precetti e consigli: per entrare nella vita, basta osservare i comandamenti; ma per essere perfetti, bisogna vendere i propri beni e darli ai poveri: “Si autem vis ad vitam ingredi, serva mandata… Si vis perfectus esse, vade, vende quae habes et da pauperibus: Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti… se vuoi essere perfetto, va’ vendi quelli che possiedi, dallo ai poveri…” (Mt. 19. 16-22).

La perfetta rinuncia va sino all’amor della croce “tollat crucem suam: prenda la sua croce”; si finisce con amar la croce, non per sé stessa, ma per ragione del divin Crocifisso che uno vuol seguire sino alla fine: “… et sequatur me: e Mi segua”. Si riesce anzi a trovare la perfetta letizia nella croce: Beati pauperes spiritu: beati i poveri in ispirito… beati mites: beati i miti… beati qui persecutionem patiuntur: beati i perseguitati… Beati estis cum maledixerint vobis: beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa Mia” (Mt. 5. 1-12).

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

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