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Ep. XXIV – La grazia

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Patristica
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Ep. XXIV - La grazia
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Perché Egli era prima di me“; infatti, poiché Gesù è il vero Dio, Egli era dall’eternità. Così i santi Agostino e Crisostomo. Ancora, “prima” significa “più grande per natura“, “maggiormente degno nella maestà“. San Crisostomo osserva: “Giovanni non dice ‘Cristo, progredendo nella grazia e nella virtù, mi ha superato’, bensì ‘… era prima di me’, cioè ‘mi era sempre superiore, sempre più glorioso di me’“; “perché era vero Dio“, come aggiunge san Cirillo.

E della pienezza di Lui“, ecc. Segue e spiega ciò che aveva detto nel XIV versetto vale a dire: il Verbo incarnato era pieno di grazia e di verità; infatti, di questa pienezza di grazia e di verità abbiamo ricevuto tutti noi, apostoli e cristiani, sì, tutti i fedeli innanzi a Cristo. Enoch, Noè, Mosè e tutti gli altri profeti e patriarchi sono stati santificati e salvati dai suddetti meriti di Cristo. Origene e Teofilatto pensano che queste siano una prosecuzione delle parole di Giovanni Battista; san Crisostomo, san Cirillo e altri, invece, le considerano più opportunamente parole di san Giovanni Evangelista, che confermano le precedenti parole del Battista.

Della pienezza di Lui“: cioè di Colui che più ne è pieno. Cristo, infatti, come Capo della Chiesa, diffonde su tutti i fedeli, che sono Sue membra, non l’intera pienezza della Sua grazia, ma una parte di essa secondo la Sua volontà. “I santi – dice Beda – non ricevono la pienezza del Suo Spirito, ma della Sua pienezza ciò che Egli dà“. “Infatti, dalla pienezza del Figlio – dice san Cirillo – come da una fonte perenne, i doni della grazia si riversano su ogni anima che ne sia degna“. Questo è ciò che dice l’Apostolo: “Ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale, celeste, in Cristo“, cioè per mezzo di Cristo (Ef 1). “Egli è infatti la fonte e la radice di ogni bene“, dice san Crisostomo; “Egli è la vita, Egli è la luce, Egli è la verità e non trattiene in Sé le ricchezze della Sua bontà, ma le distribuisce a tutti e, quando le ha distribuite, ne rimane pieno. Né vi è in Lui alcuna diminuzione di ciò che fornisce agli altri, bensì Egli elargisce con sempre maggiore abbondanza le Sue ricchezze; quando le ha distribuite a tutti, resta nondimeno in quella medesima perfezione“.

E grazia per grazia“: in greco, χάριν ἀντὶ χάριτος, dove ἀντὶ, “per“, è lo stesso che “al posto di“. Alcuni spiegano, anzitutto, come segue: “grazia per grazia“, cioè “grazia su grazia” oppure “tutta la grazia che abbiamo ricevuto da Cristo“. Come si potrebbe dire in ebraico, “chen al chen“. Questo richiederebbe, in realtà, ἐπὶ al posto di ἀντὶ in greco. Johannes Alba, tuttavia, difende questa interpretazione. “Grazia per grazia“, dice, significa grazia copiosa e sovrabbondante. Così nei Profeti, “colpo su colpo” per “un colpo molto energico“; e “pelle per pelle” in Giobbe, cioè “pelle su pelle“, che significa: “questi offrirà tutte le greggi e tutti gli armenti in cambio della propria vita“. Suarez è dello stesso parere: “grazia per grazia“, cioè “una seconda grazia invece della prima, una grazia maggiore che si fa ulteriormente grande“. Vale a dire: tutti noi, non solo gli uomini, ma anche gli angeli, abbiamo ricevuto una grazia crescente.

  1. Maldonatus, “grazia per grazia“; cioè, un uomo ha ricevuto una grazia; un altro, al posto di ciò, un’altra grazia. Questo, però, non è conforme al significato del greco ἀντὶ, che designa successione piuttosto che distribuzione.
  2. Sant’Agostino dice che riceviamo la grazia della vita eterna, cioè la gloria beatifica, in luogo della grazia di questa vita, qui nella speranza e dopo la morte nella realtà. Infatti, da un lato, la grazia è il seme della gloria; dall’altro, la gloria è la consumazione della grazia.
  3. Altri dicono che abbiamo ricevuto da Cristo la Legge evangelica in luogo di quella antica. Infatti, entrambe sono la grazia, in quanto date gratuitamente da Dio. Così san Cirillo, Crisostomo, Giansenio, ecc.
  4. Altri spiegano così: nella grazia di Cristo tutti abbiamo ottenuto la grazia e da Lui siamo stati resi graditi a Dio. Perciò Paolo dichiara costantemente che siamo giustificati e santificati in Cristo. Questo è un significato appropriato, ma non preciso, perché il greco ἀντὶ significa “al posto di“, non “in“.
  5. Per la precisione, il greco ἀντὶ ha due significati: principalmente e precisamente denota la successione vicaria, corrispondendo all’ebraico “tachat“, “al posto di” o “in luogo di“. “Per la grazia di Cristo noi, per così dire, Suoi figli e successori, abbiamo ricevuto una grazia analoga alla Sua. Infatti, come la grazia di Cristo Lo ha reso gradito a Dio, così la stessa grazia rende noi graditi a Dio e figli di Dio per adozione“. Così i santi Crisostomo, Cirillo e altri. In secondo luogo, ἀντὶ è spesso usato, anche se impropriamente, per “a causa di“: “in ragione di o attraverso la grazia di Cristo come fonte, abbiamo ricevuto la grazia“. Questo spiega ciò che precede – “e della pienezza di Lui tutti abbiam ricevuto” – per mezzo di ciò che segue, “e grazia per grazia”. La grazia, infatti, sgorga da Dio per mezzo di Cristo come nostro Capo fino a noi, che siamo per così dire le Sue membra, come insegna l’Apostolo (Ef 1). Dio, infatti, ha voluto che Cristo fosse, per così dire, la fonte universale della grazia, da cui ogni grazia deve sgorgare verso i fedeli, affinché noi dobbiamo tutto a Cristo e gli rendiamo eterne e infinite grazie. Per amore di Cristo, che è il più gradito e il più amato ai Suoi occhi e che è anche il Mediatore, Dio ci ha riconciliati con Sé e ci ha arricchiti della Sua grazia e della Sua amicizia, secondo le parole di san Matteo 3, 17: “Questi è il mio Figlio diletto, nel quale ho riposto le mie compiacenze” e nessuno Mi compiace se non attraverso di Lui. Da ciò si evince che noi riceviamo da Cristo la stessa grazia che Egli ha in Sé – la stessa, dico, nel genere, non nel grado, il che sarebbe, ordinariamente parlando, sconveniente e impossibile, anche se alcuni hanno sostenuto questo. In terzo luogo, la parola “per” (ἀντὶ) potrebbe denotare una certa uguaglianza. Questo è infatti il significato del composto greco ἁντίθεος, cioè “l’uguale a Dio” o “colui che si fa dio“, come fece Lucifero e farà l’Anticristo. Così anche l’antitipo (ἀντίτυπος) è ciò che si contrappone e corrisponde, ciò che è uguale e della medesima forma. E gli antipodi sono propriamente coloro che camminano con i piedi esattamente opposti ai nostri. Il significato sarebbe quindi: attraverso Cristo abbiamo ricevuto una grazia per così dire uguale alla grazia di Cristo, perché per mezzo di essa siamo stati innalzati e si è fatto in modo che appartenessimo all’ordine divino delle cose, cioè siamo stati resi figli di Dio e “partecipi della natura divina” (2Pt 1, 4). Così gli Apostoli erano in un certo senso pari e compagni di Cristo, perché Egli li chiama suoi fratelli. Così il Papa chiama i cardinali fratelli e quindi, in qualche modo, li eguaglia a sé. Un credente, quindi, soprattutto un sacerdote o un religioso, pensi fra sé e sé a come vivere come Cristo e condurre la vita celeste che Cristo ha condotto, affinché chiunque lo veda o lo ascolti possa dire di aver visto e ascoltato Cristo nella sua viva immagine.

Sotto la parola “grazia” è inclusa anche la verità. Infatti, si parla di Cristo come pieno di grazia e di verità. E della Sua pienezza di entrambe abbiamo ricevuto tutti. Infatti, per mezzo di Cristo abbiamo ricevuto la verità, cioè la conoscenza di Dio, la fede, la sapienza, la comprensione della salvezza e delle cose divine; inoltre la remissione dei peccati, la riconciliazione con Dio, l’adozione a figli, la carità, l’umiltà e tutte le altre virtù e i doni. Tutto ciò è qui compreso sotto la parola “grazia“.

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