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Ep. XX – E il Verbo era Dio

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Patristica
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Ep. XX - E il Verbo era Dio
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E IL VERBO ERA DIO

 

E il Verbo era Dio. L’ordine delle parole in greco è: E Dio era il Verbo. Per evitare che gli ariani avanzassero l’obiezione: “Se il Verbo era presso Dio, allora il Verbo non era Dio“, Giovanni la previene e vi obietta, affermando: Il Verbo era Dio. Gli ariani, infatti, ponevano il Verbo interiore ed essenziale a Dio, vale a dire l’intelligenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (com’è nella fede ortodossa) in un’unica Persona della Divinità, coeterna a Lui Stesso. Dicevano che Dio aveva cominciato a essere Padre nel tempo, quando aveva prodotto il Verbo (Verbum notionale) distinto da Sé, per così dire la prima delle creature e, da lui, tutte le altre creature. Giovanni confuta ciò, affermando: “E Dio era il Verbo“; vale a dire: il Verbo di cui si è già parlato era Dio. Dice questo per evitare che qualcuno possa supporre che il Verbo non fosse Dio, avendo egli detto che Questi era presso Dio. Intende dire che il Verbo era presso Dio in modo tale da essere Egli Stesso Dio.

Gli ariani obiettano che la parola greca θεὸν, cioè Dio, non ha l’articolo in questa clausola come invece nella precedente, “e il Verbo era presso Dio” (apud τὸν θεὸν). Pertanto, dicono, il Verbo non era vero Dio. Io rispondo negando la conclusione. Infatti, la ragione di questa differenza è che la parola Dio (θεὸν) nella clausola precedente, “presso Dio“, denota una Persona distinta, vale a dire la Persona del Padre presso cui era il Verbo. In quest’ultima clausola, invece, essa non denota una Persona, bensì l’essenza della Divinità comune a ciascuna Persona. Il Verbo, infatti, è un solo Dio con il Padre quanto all’Essenza e alla Divinità, ma non quanto alla Persona. E l’articolo in questo passaggio indica una Persona distinta, non la natura comune a entrambi. Ancora, i Greci antepongono l’articolo al soggetto, non al predicato; e in questo passaggio Dio è il predicato, il Verbo è il soggetto.

Si noti che Giovanni, in questa frase con tre clausole, con la prima spiega il quando del Verbo, l’eternità, con la seconda il dove del Verbo e la Sua distinzione dal Padre, con la terza l’essenza del Verbo e la Sua identità nell’essenza col Padre. San Giovanni ha spiegato questa triplice frase del Suo Vangelo nel Credo che, su richiesta della Beata Vergine, consegnò a san Gregorio Taumaturgo, come racconta san Gregorio di Nissa nella sua vita. Questo simbolo è, infatti, il seguente: “Uno è il Padre del Verbo vivente, Sapienza sostanziale e Potenza e Immagine eterna, Padre perfetto del Figlio perfetto e unigenito. Uno il Signore, uno solo dall’Unico, Dio da Dio, forma e immagine della Divinità, Verbo efficace, Sapienza comprensiva della fondazione d’ogni cosa e potenza efficace dell’intera creazione. Vero Figlio, che non si vede, del vero Padre che non si vede, Figlio incorruttibile, immortale ed eterno del Padre incorruttibile, immortale ed eterno”.

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