IL SANTO VANGELO di GESÙ CRISTO SECONDO GIOVANNI
Questo è il titolo nei codici greci e latini. In siriaco è il seguente: Il Santo Vangelo, la predicazione di Jouchanon (Giovanni), che annunciò e predicò in ionico (greco) a Efeso. In arabo si legge: Il Vangelo del santo e grande discepolo, l’apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo, l’amato del Signore nostro Gesù Cristo.
CAPITOLO 1
1 La divinità, l’umanità e il ministero di Gesù Cristo. 15 La testimonianza di Giovanni. 35 La chiamata di Andrea, Pietro, ecc.
In principio, ecc. Così il persiano, il siriaco, l’egiziano, l’etiope e l’arabo, con una sola eccezione: quest’ultima versione ha l’articolo nella seconda e terza clausola del versetto (“il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”). L’etiope traduce Verbo con cal, che corrisponde al latino Verbum, che è meglio di Sermo, come Erasmo e gli innovatori traducono il greco λόγος.
Giovanni esordisce con la Divinità del Verbo: in primo luogo, perché lo richiedono il giusto ordine e un completo resoconto su Cristo; in secondo luogo, perché al tempo di san Giovanni erano sorte le eresie di Cerinto e di Ebion, che negavano la Divinità di Cristo.
In modo simile Mosè inizia il proprio racconto della genesi del mondo: “In principio, creò Dio il cielo e la terra”. Mosè parte dalla creazione del mondo, ma Giovanni parte da molto più in alto, addirittura dall’eternità del Verbo. Mosè segna l’inizio del tempo, in cui Dio ha fatto tutte le cose. Giovanni segna un inizio che è dall’eternità, quando era il Verbo, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte da Dio nel tempo. Giovanni riprende quindi l’incipit di Mosè e presuppone l’inizio del mondo, quando dà conto, per così dire, del lungo, antecedente inizio del Verbo. Per questo Tertulliano, nel proprio libro contro Ermogene, afferma con verità che il Vangelo è il supplemento dell’Antico Testamento.
San Giovanni allude all’Ecclesiastico 24, 5: “Io (l’Eterna Sapienza) uscii dalla bocca dell’Altissimo, primogenita avanti ad ogni creatura”. E anche a Proverbi 8, 22: “Il Signore mi ebbe con sé dall’inizio delle sue imprese innanzi che alcuna cosa facesse, da principio“. Dove la Septuaginta traduce: “Il Signore mi ha fatto, mi ha costituito (ἔκτισε) all’inizio delle Sue imprese, nelle Sue opere. Prima dei tempi mi ha fondato in principio, prima di fare la terra e di stabilire le grandi profondità“.
In principio, cioè in primo luogo, “nel Padre Eterno“, come dicono Cirillo e Origene: infatti poco più in là, al XVIII versetto, Giovanni dice che il Verbo era nel seno del Padre; in secondo luogo, secondo Agostino, Beda e Ilario, più semplicemente, “In principio” si riferisce al principio del mondo o dei tempi – come si può solo immaginare -, succedutisi da tutta l’eternità prima della fondazione del mondo. Come dire, il Verbo non è stato fatto all’inizio dei tempi, per quanto antichi e immaginari; ma esisteva allora, perché non è stato fatto, ma è stato generato dall’eternità. Terzo, ancor più semplicemente, secondo Agostino, Crisostomo e Basilio: “In principio”, cioè prima di tutte le cose, fin dall’inizio dell’eternità, molto prima di tutti gli angeli o uomini o cose create, il Verbo era. Infatti, san Giovanni parla qui di un vero e proprio inizio (principium), proprio come Mosè nel primo versetto della Genesi e Salomone in Proverbi 8, 22. Perciò tutti i Padri dimostrano in questo passo la vera Divinità ed eternità di Cristo. San Giovanni contrappone tale inizio a Ebion, secondo il quale Cristo cominciò ad essere dopo la Sua nascita dalla Vergine e non aveva alcuna esistenza precedente. Così Cirillo. Perciò Nonno espone l’espressione “In principio” in cinque modi, uno dopo l’altro. Egli era in principio, dice, in primo luogo, come non soggetto alle condizioni del tempo; in secondo luogo, come coeterno al Padre; in terzo luogo, come uguale al Padre per natura; in quarto luogo, come incomprensibile; in quinto luogo, come ineffabile. Gli ultimi quattro sono conseguenze del primo.