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Ep. XI – La risposta tradizionalista al concilio

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Modernismo
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Ep. XI - La risposta tradizionalista al concilio
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C) La risposta tradizionalista al concilio

 

Relativamente poche critiche sono state mosse al concilio in epoca postconciliare. La reazione all’eterodossia conciliare da parte degli istituti tradizionalisti in regola dal punto di vista canonico è stata tipicamente (peraltro, con una certa incoerenza) di tipo neo-conservatore. Gli istituti non regolari dal punto di vista canonico, come la Società San Pio X ed i Sedevacantisti, così come i laici tradizionalisti, al contrario, sono stati più schietti e diretti[1], sulle orme di mons. Lefebvre, dell’Abbé Georges de Nantes e di famosi commentatori laici del passato, come il professor de Oliveira e Jean Madiran. L’unico prelato che si è opposto al concilio nel suo insieme (e in termini vigorosi), per quanto sia in buoni rapporti con Roma, è ad oggi l’arcivescovo Carlo Maria Viganò – ad multos annos!

Si è detto sopra che lo scopo di questo libro è mostrare come l’insegnamento conciliare si opponga alla Fede cattolica. Usiamo la parola neutra “opposizione”, senza ancora volerci impegnare a descrivere i testi in questione come “errori” o “attacchi”. Ci impegneremo più tardi, dopo aver esaminato un numero sufficiente di tali testi in vista di questa valutazione.

Per mostrare le mancanze del concilio risponderemo confutandole con la dottrina tradizionale cattolica, poiché la Tradizione, come già notato, non è altro che la Fede stessa. Quando tale dottrina è definita come dogma, citeremo il dogma stesso. Chiaramente non si tratta di mettere un documento magisteriale contro un altro, come muovere un pezzo bianco contro un pezzo nero su una scacchiera; si tratta piuttosto di mostrare alla luce della Tradizione e del dogma, cioè alla luce della dottrina della Chiesa, rimasta inalterata per 2.000 anni e progredita solo nella profondità e nella chiarezza della sua espressione, che il testo più recente è falso.

Ora, poiché i testi eterodossi si estendono a tutti i documenti conciliari, il materiale su cui dobbiamo lavorare si compone dei documenti conciliari nel loro insieme. Come deve essere strutturato un lavoro di questo tipo? Il modo più efficace per valutare i testi in questione sarà chiaramente quello di esaminarli secondo i loro temi: non cronologicamente, quindi, documento per documento, ma piuttosto tematicamente. Il nostro criterio per stabilire i temi dei testi conciliari sarà dato da ciò che comprendiamo essere l’intento di fondo del concilio, cioè il desiderio di adattare la Chiesa al mondo. Tuttavia, inizieremo il nostro studio con un’altra questione, che, come vedremo nel corso del libro, è in realtà la questione fondamentale in gioco nell’intero concilio, vale a dire la questione della Verità.

Iniziamo, quindi, trattando della Verità; in seguito consideriamo gli insegnamenti conciliari riguardanti la Chiesa: prima in Sé stessa, poi nelle Sue relazioni con le realtà esterne a Sé – con i cristiani non cattolici, le altre religioni, lo Stato e infine il mondo -. La seconda parte del libro riguarda l’uomo: la sua realizzazione attraverso la sua scelta di vita (matrimonio, sacerdozio o vita consacrata); il suo culto di Dio (in particolare nella Santa Messa); e infine l’uomo in sé stesso. Il tema dell’uomo è importante perché influenza tutta la visione conciliare della Chiesa e del mondo.

Concludiamo il libro con un’analisi di tutto il concilio dal punto di vista metafisico, teologico e morale; infine, con uno sguardo alla causa e agli effetti del suo insegnamento.

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[1] Il che, ovviamente, è reso più facile dal loro status ecclesiastico.

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