Parte II
Lo sfondo storico
I 20 Concili precedenti il Vaticano II erano stati tutti convocati per porre fine alla principale eresia o al principale male del tempo, attraverso un’enunciazione sempre più profonda e chiara della dottrina della Chiesa. Questo Concilio fu diverso per due motivi: in primo luogo, in quanto non era provocato da alcuna eresia o malvagità contemporanea; in secondo luogo (come abbiamo già notato precedentemente), in quanto non fu dogmatico. Non ha usato da nessuna parte la formula con cui il dogma viene definito infallibilmente. In più, non si è presentato come un Concilio dogmatico: piuttosto, come un Concilio “pastorale”, intendendo la pastoralità come una questione di azione e di riforma. Papa Paolo VI ha affermato in un’udienza generale che “a differenza d’altri Concilii, non fu direttamente dogmatico, ma dottrinale e pastorale”[1]. Si potrebbe dire che fu dogmatico indirettamente, in quanto conteneva affermazioni dogmatiche che erano state dichiarate nei Concili precedenti, ma che non definiva e non intendeva definire, alcun nuovo dogma.
Motivi dottrinali sufficienti per convocare un Concilio sarebbero esistiti, in realtà, nell’espansione del Modernismo, “la somma totale di tutte le eresie”, o anche motivi pastorali sufficienti nella crescente espansione e malvagità del Comunismo[2] e dello spirito di impurità degli anni Sessanta, senza dubbio due fra i più grandi mali dell’età moderna: il primo politico, il secondo personale. Eppure il Concilio non intendeva combattere questi mali; intendeva, piuttosto, precipitare la Chiesa in un programma di riforma sia ad intra che ad extra: sia all’interno della Chiesa che nei rapporti della Chiesa con il Mondo.
Il fatto che il Concilio abbia definito il proprio carattere in contrasto con i Concili dogmatici precedenti si rende palese nel suo evitare definizioni dogmatiche e nel suo uso del linguaggio discorsivo[3], come vedremo ora; ma ‒ a un livello più profondo ‒ nel suo scetticismo nei confronti della Verità Stessa[4]. Questo fatto richiama, peraltro, il primato di Marx della “prassi” sulla Verità: “È nella prassi che l’uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere immanente del suo pensiero”. Come spiega il professor de Mattei: “La prassi, vale a dire il risultato storico dell’azione politica, è per Marx il supremo criterio della verità delle idee, perché l’azione contiene implicitamente una dottrina, pur senza enunciarla”[5]. Am Anfang war die Tat[6].
L’idea di un Concilio Generale (o “Ecumenico”) fu presentata da Papa Giovanni XXIII come una “decisione della Provvidenza di Dio”[7], “un raggio di luce soprannaturale, che spande dolcezza negli occhi e nei cuori”[8] al quale le ceneri di San Pietro e degli altri suoi santi predecessori fremettero “in mistica esultanza”; da Papa Paolo VI è stata similmente descritta come l’effetto della “ispirazione divina”[9], ma le conseguenze che avrebbe avuto per la Chiesa e per il Mondo raccontano un’altra storia.
L’inizio dei lavori conciliari fu segnato da tre vittorie di quello che padre Wiltgen chiama “il gruppo del Reno”[10]:
- la prima fu il rinvio delle elezioni dei candidati alle commissioni del Concilio;
- la seconda fu la collocazione di uomini preselezionati in questi posti;
- la terza fu il rifiuto di tutto il lavoro fatto in preparazione al Concilio.
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[1] 6 agosto 1975. MD pjc, p. 208.
[2] In particolare sulla scia dei messaggi di Fatima.
[3] “La maggior parte dei documenti … consiste … in vaghe generalizzazioni, osservazioni, esortazioni e speculazioni sul probabile esito di una linea di condotta raccomandata.” MD pjc, p. 211.
[4] Vedasi la sezione sulla Verità nel capitolo I più avanti.
[5] RdM pp. 19-20.
[6] Goethe, Faust, l.1237. Qui Goethe, con la sua consueta brillantezza e vigore, mette in bocca a Faust il principio del primato della volontà cui era giunto dopo aver rigettato il primato della ragione espresso nel Prologo di San Giovanni con la frase: “In principio era il Verbo”.
[7] Humanae Salutis, 1961; MD pjc, p. 2.
[8] Discorso d’apertura della prima sessione, MD pjc, p.2.
[9] Discorso d’apertura della seconda sessione, MD pjc, p. 2.
[10] The Rhine Flows into the Tiber, p. 84; MD pjc, p. 40. Questo è generalmente considerato uno dei più obiettivi fra tutti i resoconti di testimoni oculari (come confermato dal primo direttore spirituale dell’autore, un peritus del Concilio).