Questo gruppo, come spiegato in precedenza, abbraccia i testi tradizionali del Concilio, valuta le novità alla luce della Tradizione e le respinge a causa della loro eterodossia. Rifiutandole per tal motivo, non fanno che seguire la prassi dei Concili passati, che allegavano a tali testi “censure teologiche” come propositio haeresim sapiens (proposizione che sa, è sospetta, di eresia) o propositio captiosa (proposizione capziosa, una proposizione che è deliberatamente ambigua)[1].
Lungi dall’essere dottrinalmente oscurantista o moralmente ostruzionista, il Tradizionalista è motivato unicamente dal desiderio di insegnare e di santificare, secondo il mandato di Nostro Signore: desidera che la Fede sia dichiarata il più chiaramente possibile, perché è la luce in cui vediamo il sentiero che porta al Cielo.
La visione tradizionalista è controversa:
- con riferimento alla gerarchia;
- con riferimento allo Spirito Santo;
- in senso morale.
- Con riferimento alla gerarchia
La visione tradizionalista è controversa, in primo luogo, con riferimento alla gerarchia, in quanto:
- mette in discussione le dichiarazioni di tutta la gerarchia mondiale riunita in un Concilio;
- marchia come eterodossa gran parte della gerarchia e del clero delle due generazioni successive;
- implica che dal tempo del Concilio fino ai giorni nostri la gerarchia abbia guidato la Chiesa lungo la strada sbagliata.
Eppure, per quanto controversa, questa visione non è teologicamente problematica. Le dichiarazioni conciliari non erano dogmatiche, né nella forma teologica dei testi, né nelle intenzioni del Papa[2] e in passato, nel corso della crisi ariana, gran parte della gerarchia e del clero cadde nell’eterodossia, quando quasi tutta la Chiesa aveva perso il proprio orientamento dottrinale.
- Con riferimento allo Spirito Santo
Il punto di vista tradizionalista è controverso anche con riferimento allo Spirito Santo, nel suggerire che Egli non abbia assistito l’intero Episcopato del mondo unito al Papa. A questo dovremmo rispondere, dicendo che in effetti lo Spirito Santo può assistere la Chiesa in due modi: o positivamente, nell’approfondire e chiarire la dottrina della Chiesa; o negativamente, nell’impedire alla Chiesa di cadere nell’eresia formale: così sembra che abbia assistito il Concilio Vaticano II[3].
- In senso morale
Il punto di vista tradizionalista, infine, è controverso in senso morale, in quanto critico nei confronti del Concilio e delle dichiarazioni congiunte di tutti i Vescovi del mondo, compreso il Papa. Ciò non mostra una mancanza di quelle virtù di pietà e docilità, che caratterizzano i Neo-conservatori? No, pratichiamo pietà e docilità verso la gerarchia, se rispettiamo la loro dignità ecclesiastica e se seguiamo quei loro insegnamenti conformi alla Fede; ma se insegnano un’altra dottrina, siamo obbligati a rifiutarla[4]. La nostra pietà e la nostra docilità dovrebbero sempre riguardare anzitutto la Fede stessa.
Più compiutamente, la Fede è necessaria per la salvezza; in ambito dottrinale, impartirla è la vera ragion d’essere della gerarchia: questo è sia loro competenza, sia loro dovere. Se, per contro, il loro insegnamento è eterodosso, allora vanno oltre la loro competenza e vengono meno al loro dovere e noi siamo obbligati a rifiutare quell’insegnamento. È salutare criticare l’eterodossia in modo che altri possano preservare intatta la propria Fede. Lo scopo di questo, come abbiamo appena detto, è che possano raggiungere la salvezza eterna.
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Concludiamo la sezione con le seguenti argomentazioni:
1) Il Concilio contiene testi tendenti all’eresia;
2) Chi muore come eretico formale è condannato all’Inferno; perciò
3) Il Concilio mette in pericolo la salvezza delle anime e dovrebbe essere accantonato.
Se qualcuno dubita della prima premessa, legga il presente libro; se qualcuno dubita della seconda, non è cattolico. Forse che la Chiesa non c’insegna infallibilmente: “Chiunque voglia salvarsi deve prima di tutto mantenere la fede cattolica …”? [5] Quanto alla conclusione, si riferisce all’intero Concilio, non solo ai testi eretizzanti, perché, sebbene il Concilio contenga anche testi tradizionali, un laico senza conoscenze specialistiche non è attrezzato per distinguere i testi ortodossi da quelli eterodossi.
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[1] Vedremo più oltre la rilevanza dell’ultimo termine, ”capziosità”, nella realtà storica del Concilio.
[2] Come vedremo brevemente.
[3] Abbiamo trattato più ampiamente tale questione nel nostro testo preliminare sul Concilio, in precedenza.
[4] S. Tommaso d’Aquino dichiara (III Sent. d.25, q 2, a.1d, ad 3): “… Non dovremmo assentire a un prelato che predica contro la Fede, perché in questo confligge con la prima regola” (che è Dio).
[5] Quicumque vult salvus esse, ante omnia opus est ut teneat catholicam fidem, Symbolum Quicumque.