La falsità dei principi del flusso e dell’evoluzione
Si può dimostrare la falsità dei principi del flusso e dell’evoluzione appellandosi a:
- il Magistero;
- le Sacre Scritture;
- la metafisica.
Il Magistero
La Pascendi afferma[1]: ‘È lor principio generale che in una religione vivente tutto debba essere mutevole e mutarsi di fatto. Di qui fanno passo a quella che è delle principali fra le loro dottrine, vogliam dire all’evoluzione. Dogma dunque, Chiesa, culto, Libri sacri, anzi la fede stessa […] fa mestieri che sottostiano alle leggi dell’evoluzione’.
La Chiesa aveva già condannato la dottrina della progressione nella Fede durante il concilio Vaticano I con le seguenti parole: ‘Se qualcuno dirà che l’uomo non può essere divinamente elevato ad una conoscenza e ad una perfezione che superino quelle naturali, ma che può e deve da sé stesso arrivare al possesso di ogni verità e di ogni bene in un continuo progresso: sia anatema’[2].
Nel pensiero modernista, la nozione di flusso o cambiamento nella Fede è nota come dottrina della “immanenza vitale“, secondo la quale il sentimento religioso (che si presume costituisca sia la Fede che la Rivelazione[3]) è in permanente mutamento, cosicché la sua espressione in formule (che si presume costituisca il dogma) “altresì […] devono […] essere […] variabili“[4]. La Chiesa condanna questa dottrina[5] come “la menzogna eretica circa l’evoluzione dei dogmi, che transiterebbero da un significato a un altro, diverso da quello inizialmente dato loro dalla Chiesa” e afferma che la Fede non è un “cieco sentimento religioso che prorompe dalle tenebre del subconscio“, ma “un vero assenso dell’intelletto“.
b) Le Sacre Scritture
La nozione di flusso nell’ambito della Fede o la nozione di Immanenza vitale è ovviamente falsa, perché la Fede, come abbiamo detto, è la conoscenza della Verità (soprannaturale) e la Verità è immutabile: ‘La fedeltà del Signore dura in eterno’[6]; ‘Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno’[7]. Il motivo ultimo dell’immutabilità della Fede[8] risiede nel fatto che essa sia essenzialmente Dio Stesso. Solo le cose create e finite sono in costante mutamento, anche a causa della loro temporalità. Dio, invece, è immutabile e così la Fede, perché la Fede ha Dio come oggetto.
c) La metafisica
L’errore metafisico della teoria secondo la quale ogni cosa è in un flusso è quello di sostituire all’Essere il Divenire come principio supremo della metafisica[9] ed all’atto la potenza[10]; l’errore teologico[11] è quello di negare l’Essere, cioè, in ultima istanza, Dio Stesso.
L’errore metafisico della teoria dell’evoluzione in particolare (in altre parole, della teoria del flusso come progressione verso ciò che è maggiormente positivo) consiste nell’attribuire alla potenza una qualità attiva e nel sostenere che il minore può diventare maggiore[12]. Quando, inoltre, la teoria dell’evoluzione viene addotta per giustificare un salto tra una specie e l’altra, ad esempio da una scimmia a un uomo o da un uomo a Dio[13], viola nientemeno che il principio di natura o essenza, perché per definizione il cambiamento è possibile solo all’interno di una data natura.
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[1] Pascendi 26. Ci riferiamo di nuovo a Lamentabili 58 circa la mutevolezza della Verità, insieme ai principi 59, 62 e 64, similmente condannati all’interno della stessa enciclica.
[2] Vaticano I, sess. 3 ch. 2 can. 3 contro i ‘progressisti’.
[3] Un ulteriore esempio di soggettivismo, in cui la realtà oggettiva viene soppiantata dal sentimento.
[4] Pascendi 12.
[5] Nel Motu proprio “Sacrorum Antistitum”.
[6] Veritas Domini manet in aeternum, salmo 116.
[7] Mc 13, 31.
[8] La fede come oggetto del credo, fides quae creditur.
[9] Laddove il Divenire dipende dall’Essere tanto nell’ordine ontologico, quanto in quello epistemologico.
[10] Escludendo l’Essere e l’Atto, la teoria del flusso esclude il solo possibile fondamento ontologico per il divenire e per la potenza.
[11] Nel contesto della teologia naturale, cioè della metafisica nella sua trattazione di Dio.
[12] In contraddizione alla massima scolastica a minori non fit maius.
[13] Citiamo qui quest’ultima forma di evoluzione, poiché è promossa da Pierre Teilhard de Chardin (una figura importante dietro il pensiero conciliare e lodata per la sua teoria evolutiva dal barone Marsaudon nel libro che quest’ultimo scrisse durante il concilio. Lo scrisse per cercare un riavvicinamento tra la Massoneria e la Chiesa; RdM, VI. 5 (c)). Teilhard de Chardin propugna la trasformazione della materia in spirito e di tutte le cose nel “Cristo cosmico”. Una forma simile di evoluzione è promossa da padre Rahner nella sua teoria della Selbsttranszendenz.