Dirai: “L’eternità è una durata infinita, che non ha inizio né fine: perché allora qui si parla di un inizio?“. Rispondo che il motivo è la debolezza dell’intelletto umano, che non è in grado di comprendere l’eternità, né di concepirla in modo preciso, se non per mezzo di un confronto con il tempo. Per questo, concepisce l’eternità come una durata tale da essere coesistente a ogni tempo (passato, presente e futuro) e da non essere solo tempo effettivo, ma da poterla anche concepire. In effetti, essa precede ogni tempo.
Il significato è dunque questo: In principio, cioè prima di ogni tempo, anche di quello che può essere immaginato dalla mente, era il Verbo. Pensa a milioni di milioni di anni, quanti mai tu ne possa concepire nella tua mente; prima di tutti questi e di qualsiasi numero infinito tu possa aggiungere, era il Verbo. Ecco perché san Giovanni ripete quattro volte “era“, dicendo: “In principio era il Verbo“, ecc. Lo fa, in modo che tu possa capire che a qualsiasi epoca tu pensi, il Verbo era allora; che in tutte le epoche, per quanto tu possa andare indietro, il Verbo era in quelle epoche. “Principio“, dunque, è qui usato in modo relativo, perché si parla in riferimento a tutto il tempo, anche di quello che precede di gran lunga. Infatti, come l’intera sostanza e immensità di Dio è in ogni luogo, sì, in ogni punto dello spazio e tuttavia comprende tutto lo spazio e ogni luogo, anche quello che possiamo pensare al di sopra dei cieli, così anche l’eternità di Dio, che è del tutto nel tempo presente o in un singolo istante della durata del tempo, comprende e abbraccia tutto il tempo, passato, presente e futuro e lo supera e lo trascende di gran lunga. È questo che intendiamo quando diciamo, seguendo le parole di san Giovanni, che l’eternità di Dio era in principio.
Così siamo in grado di ascendere con la mente all’idea dell’antichità e, per così dire, dell’origine dell’eternità, che qui è chiamata principium, cioè l’inizio di ogni durata ed eternità. Tuttavia tale principio, appunto, non ha principio: è un inizio senza inizio. Per questo, quando vogliamo dire di qualcosa che non ha avuto un inizio nel tempo, diciamo che era all’inizio di tutta la durata e dell’eternità. Con ciò non intendiamo dire altro che questo: è sempre esistita, era da tutta l’eternità. Questo è il senso di san Giovanni quando dice: In principio era il Verbo. Questa è anche la ragione per cui si dice comunemente che Dio esiste dall’inizio dell’eternità, cioè che Egli è da tutta l’eternità.
“Era”. L’espressione “era”, afferma san Basilio a proposito di queste parole di san Giovanni, ci introduce all’eternità, senza asserire, con tale parola, che il Verbo abbia preceduto il principio, al qual proposito si dice “Era in principio”; l’inizio del tempo e del mondo conseguentemente era da intendersi qui (il Verbo ha preceduto solamente nel calcolo, ratione, per così dire, in quanto, come ogni cosa precede la sua durata, così anche Dio è prima della Sua durata e della Sua eternità: la durata è la continuazione e la misura di ciò che esiste e dura), quindi anche dapprima, da tutta l’eternità, era il Verbo. Si noti qui come la parola usata sia “era” (erat), non “è stato” (fuit), perché “è stato” rimanda a ciò che è esistito e che è poi tramontato; “era”, invece, significa che è tuttora o che è perenne ed eterno. Così san Crisostomo, Cirillo e Teofilatto. Lo Spirito Santo ha quindi suggerito l’espressione “era” alla mente e alla penna di san Giovanni, in opposizione agli ariani, il cui avvento Egli aveva previsto. Essi erano soliti dire: Era quando non era; vale a dire: c’era un tempo in cui il Figlio non era. Sulla base di queste parole di san Giovanni il concilio di Nicea li condannò, in quanto in principio, cioè dall’eternità, era il Verbo.
Inoltre, san Gregorio Nazianzeno osserva che i verbi “è” e “fu” hanno un’applicazione speciale a Dio in ragione della pienezza della Sua essenza. Per questo Dio in ebraico è chiamato Jehovah, cioè Colui che è.
“Il Verbo” (in greco ὁ λόγος). Quel Verbo, eterno e divino, che è il Figlio di Dio, come un tempo ammettevano anche gli ariani. Infatti, poco dopo Giovanni chiama questo Verbo l’Unigenito del Padre. Allo stesso modo, nella Scrittura il Figlio è chiamato costantemente Parola del Padre. San Basilio pensava che anche lo Spirito Santo potesse essere chiamato Verbo; san Tommaso, però, osserva giustamente come ciò può essere detto solo in modo improprio (improprio è usato in senso logico).