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Ep. XV – Commentatori

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Ep. XV - Commentatori
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Commentatori

 

Molti sono i commentatori del Vangelo di Giovanni: fra di essi, vi sono i principali Padri greci e latini. Tra i greci, dopo Origene, che ha redatto trentadue tomi o libri su questo Vangelo, c’è san Cirillo, patriarca di Alessandria, che ha scritto un commento dotto ed eccellente. Ha scritto un’opera didattica ed è particolarmente abile e competente nell’esposizione del senso letterale. Il commento di san Cirillo al Vangelo di san Giovanni consisteva originariamente di dodici libri. Di questi, però, il quinto, il sesto, il settimo e l’ottavo sono andati perduti. La loro perdita è stata colmata da Clictovæus, un medico parigino, la cui opera è stata scambiata da molti dotti per l’originale di san Cirillo.

Un secondo commentatore è san Crisostomo, che sembra essere stato impregnato dello spirito di san Giovanni stesso. Ha scritto ottantasette omelie su questo Vangelo.

Un terzo è Teofilatto e un quarto Eutimio. Essi, come è loro consuetudine, seguono san Crisostomo. Teofilatto è il più diffuso fra i due.

Un quinto commentatore è Nonno di Panopoli, egiziano e scrittore molto eloquente, che, come dice Suida, presentava il vergine teologo, cioè Giovanni Evangelista, in versi eroici. Sebbene il commento di Nonno non possa essere definito propriamente che una parafrasi, in molti passaggi egli sottolinea e illustra il significato dell’Evangelista con frasi concise.

Tra i latini il primo e principale commentatore è sant’Agostino, che ha scritto sistematicamente su tutto il Vangelo in centoventiquattro trattati.

Il secondo è Beda il venerabile, che segue sant’Agostino passim e spesso parola per parola.

Un terzo commento è quello che viene chiamato Glossa. Da osservare il fatto che la Glossa sia tripartita. La prima è la Glossa interlineare, così chiamata perché scritta tra le righe del testo sacro. Per questo motivo è breve, concisa e tratta molte cose del Vangelo in modo dotto e utile. La seconda è la Glossa marginale, perché scritta a margine del testo. A questa è allegata la Glossa di Niccolò di Lira. Questo Niccolò si chiamava Lira dal nome di un villaggio della Normandia. Era ebreo di nascita e si convertì al Cristianesimo. Entrò nell’ordine francescano e insegnò teologia scolastica nel 1320. Era un uomo colto e competente nell’ebraico. Scrisse la propria Glossa su san Giovanni e sugli altri autori sacri, esponendoli alla lettera e divenne così famoso da passare alla storia con un proverbio: “Se la mano di Lira non avesse prima suonato la sua lira, i nostri teologi non avrebbero danzato in coro“.

Tuttavia, dobbiamo tenere presente come sia troppo credulone per quanto riguarda le favole e le puerilità ebraiche, dando troppo ascolto agli scrittori della propria nazione, ai rabbini e soprattutto a R. Salomon, grande dispensatore di favole.

Nelle epoche successive e soprattutto ai nostri giorni sono stati scritti molti commenti a questo Vangelo. Tra questi spiccano Maldonatus, della Compagnia di Gesù, copioso, acuto, elegante e dotto; Cornelius Jansen, preciso, solido e affidabile; Francisco de Toledo, che mostra un sano giudizio, specialmente nell’applicazione di metafore e similitudini. Sebastian Barradi ha scritto un buon commento letterale, accompagnandolo con riflessioni morali. È utile ai predicatori in quanto fornisce materiali per i sermoni e mostra come trattarli. Francisco de Ribera è breve, ma come sempre eccellente e dotto. Franciscus Lucas è del tutto letterale, ma usa la lettera per condurre il lettore ad affetti pii.

Tra gli eretici, Martin Bucer, Wolfgang Musculus, Bullinger, Brentius, Calvino e Beza hanno scritto sul Vangelo di san Giovanni. Di tutti questi autori Augustinus Marloratus ha fatto una raccolta, che ho letto e confutato quando ero in Belgio.

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