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Ep. XIV – La pazienza

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Spiritualità
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Ep. XIV - La pazienza
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LA PAZIENZA

 

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

 

  1. La Natura della Pazienza

In varie domeniche dell’anno liturgico, la liturgia romana ci propone il tema della carità. Cos’è la carità? Alcuni ritengono che sia il dar soldi ai mendicanti per strada, invece è qualcosa di ben diverso. La carità è Dio: Deus caritas est.

– La carità in primo luogo è quell’amore che costituisce la natura di Dio Stesso;
– in secondo luogo è quell’amore con cui Egli ci ama;
– in terzo luogo è l’amore con cui noi amiamo Lui ed il prossimo in Lui.

La carità è un amore sovrannaturale, che, come tale, richiede da parte dell’uomo il battesimo e lo stato di Grazia. Il Dalai Lama, ad esempio, tra tutte le sue virtù, non possiede la carità; chi si trovi in stato di peccato mortale non possiede la carità. Il Dalai Lama si deve far battezzare ed il peccatore si deve convertire: altrimenti non potranno amare Dio come Lui vuole ovvero con la carità e non si potranno salvare.

Nella sera della vita saremo esaminati sulla carità’, dice san Giovanni della Croce. Questo esame, carissimi amici, è un affare di importanza vitale, perché determinerà la nostra eternità. Se qualcuno muore senza la carità (ovvero nello stato di peccato mortale) sarà condannato all’Inferno; se muore con la carità, invece, raggiungerà il Paradiso ed il grado della sua carità determinerà il suo grado di gloria in Paradiso, il grado secondo cui potrà conoscere ed amare le infinite perfezioni di Dio per tutta l’eternità.

La Carità è paziente’, dice san Paolo ed è su questa virtù che ci vogliamo soffermare oggi. La pazienza è un’alta virtù che san Paolo pone subito dopo la carità, come a dire esserne la componente principale. Nei Proverbi 16.32 leggiamo che ‘il paziente è meglio del forte’ e ‘chi domina la propria anima è meglio del conquistatore di città’. San Gregorio Magno, che regnò sulla santa Chiesa dall’ anno 590 all’anno 604, spiegava che il paziente è meglio del forte in quanto è maestro non su città bensì su sé stesso; la parola del Signore così viene espressa nel vangelo di san Luca: ‘Nella pazienza possederete le vostre anime’, nello stesso senso: il paziente possiede la sua anima in quanto ne è il maestro, sottomettendola, come si deve, alla ragione.

Lo stesso papa insegna che, per essere pazienti, non basta un comportamento esterno: occorre anche la pazienza interna; non basta neanche uno spirito di tolleranza, ma uno spirito benigno – è per questo, infatti, che se reagiamo pazientemente ad un contrattempo o ad un’offesa, occorre che rimaniamo pazienti anche dopo, quando l’idea del contrattempo, e soprattutto dell’offesa, ci torna in mente. Lui spiega che il demonio s’indigna molto se qualcuno reagisce ad un’offesa con pazienza. E perciò torna all’attacco più avanti per vendicarsi col ricordo dell’offesa, spingendo la persona con violenza a perdere il controllo di sé stesso ed a peccare.

Così è la pazienza. È un tipo di carità che si può esercitare verso Dio e verso il prossimo più volte al giorno; è un tipo di mortificazione, si può dire, tramite la quale combattiamo le tre concupiscenze e le sottomettiamo alla ragione per possedere le nostre anime; un tipo di mortificazione, inoltre, per sopportare un male che Dio ci manda piuttosto di un male scelto da noi: per questo è anche più meritevole. Santa Teresa d’Avila dice che è meglio sopportare con pazienza tutte le contrarietà ed avversità di una giornata che non digiunare a pane ed acqua per tutto un anno.
Fiat! Fiat!


+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

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