4:22

Ep. XIII – Per ben interpretare il Vangelo di San Giovanni (seconda parte)

PDF
Patristica
Patristica
Ep. XIII - Per ben interpretare il Vangelo di San Giovanni (seconda parte)
/
  1. Matteo, Marco e Luca riportano soprattutto gli atti dell’ultimo e del penultimo anno del ministero di Cristo, cioè ciò che Egli fece dopo l’incarcerazione di san Giovanni Battista. Il Vangelo di san Giovanni, invece, rende conto soprattutto dei due anni precedenti. Questa considerazione risolverà molte apparenti discrepanze tra san Giovanni e gli altri Evangelisti. Così sant’Agostino nella sua prefazione.
  2. In san Giovanni c’è spesso sia una grande forza, sia una grande oscurità negli avverbi e nelle congiunzioni di causalità, inferenza, connessione e così via, in maniera tale che una singola particella spesso include e indica l’intero significato di un passo. Perciò queste particelle devono essere esaminate e soppesate con la massima attenzione, come mostrerò in ogni passaggio.
  3. Le particelle “così”, “dunque”, “perciò” e simili non sempre significano la causa o il fine proposto, ma spesso indicano solo una conseguenza o un risultato. Ciò avviene soprattutto qualora un evento sia stato certamente previsto e quindi non potesse accadere altrimenti. Questo è chiaro nel cap. 12, 37-39, dove si dice: “Non credettero in lui, perché s’adempisse la parola detta dal profeta Isaia“; e poco dopo: “Essi non potevano credere, perché Isaia aveva detto: Egli ha accecato i loro occhi“. Il motivo per cui i Giudei non credettero in Cristo non fu, infatti, la predizione di Isaia secondo la quale non avrebbero creduto (non credituros), ma la durezza di cuore e la malizia dei Giudei, che, come una sorta di causa oggettiva, precedeva la profezia di Isaia. Isaia, in effetti, aveva predetto che i Giudei non avrebbero creduto, perché in verità essi stessi, con la loro cattiveria e ostinazione, non lo avrebbero fatto. Così san Crisostomo e altri.
  4. Per Giudei san Giovanni intende a volte solo i governanti, a volte solo il popolo. Così rappresenta i Giudei una volta come contrari, un’altra volta come favorevoli a Cristo. Infatti il popolo era Suo amico, i governanti erano Suoi avversari.
  5. Per ebraicizzazione, il tempo presente spesso non indica un’azione che porta a un risultato, ma una forza o una potenza della natura o l’atto (nel senso di volontà o intenzione, trans.) dell’agente, anche nei casi in cui l’effetto è contrastato dal soggetto o in qualche altro senso. Così in 1, 9 si dice che Cristo con il Suo avvento ha dato luce al mondo. Cioè, per quanto Gli competeva. Molti, infatti, come i Giudei, rifiutarono di ricevere questa luce, come aggiunge subito dopo, e restarono nelle tenebre della proprio incredulità.
  6. Le particelle “come se”, “così come” e simili, poiché corrispondono all’ebraico “caph“, non significano sempre somiglianza, ma la verità di un fatto o di un’affermazione. Così in 1, 14, “noi ne abbiamo veduta la gloria, gloria eguale a quella dell’Unigenito” significa: “abbiamo visto che la gloria dell’Unigenito era veramente tale e tanto grande quanto divenne Colui che era davvero l’Unigenito di Dio Padre”. Così san Crisostomo e altri.

SCARICA IL TESTO INTEGRALE (PDF)

Scroll to top