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Ep. VIII – La Conversione: La Compunzione

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Spiritualità
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Ep. VIII - La Conversione: La Compunzione
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LA COMPUNZIONE

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

 

Il pubblicano, invece, fermatosi a distanza, non osava neanche alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio abbi pietà di me, peccatore”’. Questa è l’espressione classica della contrizione, che ha un gran potere presso Dio. Sant’ Antonio da Padova commenta: ‘Il pubblicano… non osa avvicinarsi a Dio, affinché Dio si avvicini a lui; non osa guardare, per essere da Dio guardato; si percuote il petto, si punisce da sé, perché Dio lo risparmi; confessa il suo peccato perché Dio lo perdoni. E Dio lo perdona perché lui riconosce il suo peccato’.

La Chiesa insegna che la contrizione ha gradi diversi e, nel suo grado più alto, quello della contrizione perfetta, basta per il perdono dei peccati, anche fuori dal sacramento della Penitenza. Ma non possiamo mai presumere di aver raggiunto quel grado di contrizione, non potendolo verificare. Per questo san Pio X insegna nel Catechismo che, se siamo in stato di peccato mortale, bisogna sempre confessarci sacramentalmente prima di ricevere la santa Comunione.

La preghiera russa ‘Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, abbia pietà di me, peccatore’ deriva dalla preghiera del pubblicano e viene tipicamente recitata in modo costante, in risposta alla parola del Signore di pregare sempre. Ciò insegna che la contrizione possa avvenire come atto (ad esempio, la frase che si recita dopo l’autoaccusa delle colpe in confessione come ‘atto di contrizione’) oppure come uno stato costante dell’anima.

Questo stato di contrizione viene espresso nel salmo 50: ‘… iniquitatem meam ego cognosco: et peccatum meum contra me est semper. Tibi solo peccavi, et malum coram te feci… Conosco la mia iniquità: e il mio peccato è sempre contro di me. A te solo ho peccato e ho fatto male davanti a te.’

La contrizione, come stato costante dell’anima, si chiama ‘compunzione’. Consiste in un atteggiamento di odio e di rifiuto dei propri peccati passati e della propria malvagità, nonché di umiliazione davanti alla Maestà infinita di Dio. Comporta con sé la sfiducia completa in noi e la fiducia completa in Dio, in Dio solo, nella Sua infinita misericordia.

Se l’atto di contrizione è potente per cancellare i nostri peccati, lo è ugualmente la compunzione: ‘Un cuore umiliato e contrito, o Signore, non disprezzerai’. Facciamo notare che il latino cor humiliatum et contritum si traduce giustamente come ‘un cuore umiliato’ e non (come talvolta si trova) un ‘cuore umile’; e che contritum nel latino ha un senso più estremo della parola italiana ‘contrito’, il cui significato letterale è essere affranti dal dolore, ridotti alla polvere.

La compunzione è capace non solo di cancellare i peccati, ma anche di santificarci. Padre Faber scrive: ‘Se c’è qualcosa che possa durare tanto a lungo quanto la nostra vita è il sentimento di compunzione. Ha avuto un ruolo attivo nel nostro ritorno a Dio e non c’è una vetta di santità così alta che essa non scali con noi’. Si legge ad esempio nella biografia di san Luigi Gonzaga che il suo atteggiamento costante di compunzione per parole peccaminose pronunciate nella fanciullezza (pur essendo inconsapevole del loro senso) abbia contribuito non poco alla sua santificazione.

Si dice che il demonio negli ultimi istanti di vita tenti spesso, con maggior forza, di far perdere l’anima all’uomo: lo fa soprattutto mostrandogli i suoi più gravi peccati per sedurlo alla disperazione e alla sfiducia in Dio. Abbiamo già accennato al pericolo di lasciarci inondare da quei flutti di dolore. Il modo migliore per uscirne è di fare subito atti fervorosi di fiducia in Dio.

La necessità della compunzione si vede quando si riflette sullo scopo della vita. Lo scopo della vita non è semplicemente quello di raggiungere il Cielo senza morire nel peccato mortale, bensì quello di raggiungere quel grado di gloria in Cielo che Dio provvede per noi dall’eternità: lo scopo non è semplicemente quello di vivere senza staccarci completamente da Dio, bensì quello di perfezionarci, santificarci ed unirci quanto intimamente possibile a Dio ed alla Sua Gloria.

Dunque, per santificarci, ciò che ci occorre non è solo fare atti puntuali di contrizione per liberarci con la grazia divina dal peccato, bensì occorre uno stato costante di contrizione: occorre la compunzione. Siamo tutti peccatori. Come dice san Giovanni Evangelista: ‘Se diciamo che non abbiamo peccato, siamo bugiardi’. Dunque, utilizziamo il ricordo amaro dei nostri peccati per santificarci.

La compunzione cancella i peccati e ci santifica: la compunzione ha una forza straordinaria presso Dio. San Girolamo scrive: ‘Umile lagrima del cuore: tu sei una regina, tu sei onnipotente; tu non temi il tribunale del Giudice, tu imponi silenzio ai tuoi accusatori; nulla ti arresta; tu hai accesso al trono della grazia e non te ne allontani mai con le mani vuote; e la pena che tu causi al demonio è per lui più terribile della stessa pena dell’Inferno. Tu trionfi sull’Invincibile, tu leghi ed obblighi l’Onnipotente. La sola preghiera Lo intenerisce, ma l’anima che piange pregando, Gli è irresistibile: la preghiera è un olio che Lo dispone ad esaudire, le lagrime sono uno strale che gli ferisce il cuore, e Lo forza ad agire’.

È vero che non tutti abbiamo la grazia di piangere il nostro peccato con le lacrime degli occhi, come nei primi tempi della Chiesa e nella tradizione della Chiesa orientale. Il padre certosino Augustin Guillerand commenta che le lacrime di cui si tratta qui sono ‘le lagrime autentiche del cuore’, le quali possono essere facilmente soffocate dallo sforzo di produrre ciò che è solo il loro segno esterno… sono un movimento interamente interno e spirituale, che viene suscitato solamente dallo spirito d’amore: lo si deve chiedere con piena fiducia e poi tranquillamente aspettare.

È una fiamma chiara e pura, che salta in alto come da un braciere nascosto; illumina la mente e tocca le corde del cuore; smuove l’anima fin nelle sue profondità, facendola vibrare quasi da un fremito celeste, che la solleva sopra di sé, così da far esclamare: ‘Mio Dio!’ in un modo tutto nuovo. Poi la distanza che la separa da Colui Che si fa conoscere in questo modo, il ricordo dei peccati che hanno causato quell’abisso, Gesù in croce Che ha espiato i nostri peccati, la Madonna ai Suoi piedi, l’Inferno che punisce il peccato senza toglierne il debito: tutti questi pensieri ci sgorgano nella mente, cessando di essere pensieri e divenendo immagini. Tutto ciò preme l’anima come un frutto maturo e fa scorrere lagrime soavi ed inebrianti dagli occhi.

 

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

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