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Ep. V – Ancora sulla Pasqua e sulle donne al sepolcro

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Patristica
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Ep. V - Ancora sulla Pasqua e sulle donne al sepolcro
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  1. Per quale ragione dopo la morte di Cristo quelle tre sante donne comprarono gli aromi per ungere il suo corpo posto nel sepolcro? Cosa ci lasciano da imitare in ciò che hanno fatto? Il gesto, che hanno compiuto infatti, come dice il beato Gregorio[1], significa qualcosa da compiere nella Chiesa. Pure noi, dunque, se avvertiamo che nel cuore di un qualsiasi fratello Cristo è morto, cioè che la fede in Cristo è morta, dobbiamo darci da fare e avvicinarci per ungere il morto dopo aver comprato gli aromi. Quelle tre sante donne significano allora tre facoltà che abbiamo in noi, alle quali tocca comprare quegli aromi che loro convengono. Quali sono? La mente[2], la mano, la lingua. Chiunque compra, dà e riceve qualcosa e quello che dà lo perde per possedere quello che riceve. La mente dà la moneta della propria volontà e compra il sentimento della compassione, l’entusiasmo per la giustizia, la discrezione del consiglio. La mano dà l’obbedienza e compra la continenza della carne, la pazienza nelle tribolazioni, la perseveranza nelle opere. La lingua dà la moneta della confessione e riceve la misura nella correzione, la facondia nell’esortazione, l’efficacia nella persuasione.
  2. Avendo radunato questi unguenti, mentre si avvicinano al sepolcro, parlano tra di loro e dicono: «Chi ci rotolerà via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Questa pietra è l’eccesso di tristezza o la pigrizia o la durezza: se queste cose ostruiscono la porta del cuore è inutile che la mente, la mano e la lingua vengano, qualunque sia l’aroma che portano. Ma poiché è scritto: «Il tuo orecchio ha udito la buona disposizione del suo cuore», vedono la pietra ribaltata, entrano nel sepolcro e odono che colui che volevano ungere come morto è risuscitato. Chi indica questo? Chi lo annuncia? Un Angelo, testimone della risurrezione. Si vede effettivamente in colui nel quale Cristo è risuscitato un volto più allegro, un aspetto più radioso, un parlare più puro, un camminare più modesto e uno spirito più pronto ad ogni opera buona. Tutti questi segni cosa sono se non l’annuncio gioioso di una risurrezione interiore? Le altre cose che nella risurrezione di Cristo sono state fatte o dette, come il ritrovamento del sudario, l’invito a vedere il Signore in Galilea e quelle altre storie che il Vangelo contiene, possono chiaramente essere interpretate secondo lo stesso metodo tropologico[3] usato qui, perché quanto ha avuto inizio storicamente nel capo si creda che possa di conseguenza realizzarsi a livello morale anche nel suo corpo.

[1] San Gregorio Magno.

[2] Si noti che mens, tradotto come “mente”, non indica l’intelletto o la ragione, bensì la parte interiore dell’uomo, l’anima o lo spirito.

[3] Dei quattro sensi della Scrittura, quello tropologico consiste nel trovare il significato morale del testo, cioè quello che riguarda la pratica delle virtù e il controllo dei vizi.

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