- Le tre visioni
Tre sono i principali punti di vista, assunti dal Concilio nel suo insieme:
- la visione modernista;
- la visione tradizionalista;
- la visione “neo-conservatrice”, una visione sviluppata in seguito al Concilio.
Nei termini più semplici possibili, i Modernisti rifiutano la Tradizione e abbracciano la novità; i Tradizionalisti abbracciano la Tradizione e rifiutano la novità; i Neo-conservatori abbracciano sia la tradizione che la novità.
Per esporre questi tre punti di vista in maggior dettaglio, mostreremo come i fautori di ciascuno di essi comprendano i nuovi testi. I Modernisti li intendono in senso eretico; i Neo-conservatori secondo l’“Ermeneutica della Continuità”; i Tradizionalisti secondo la “Regola Remota della Fede”.
- Modernismo
Questo gruppo, dunque, intende i nuovi testi in senso eretico. Per fare un esempio, interpretano in senso eretico i testi conciliari, che mettono in dubbio il dogma (noto come il dogma): “Al di fuori della Chiesa non c’è salvezza”[1]. Intendono tali testi, in altre parole, come una negazione del dogma: vale a dire come affermazione della possibilità di salvarsi al di fuori della Chiesa. Manifestano questa lettura con parole, azioni od omissioni (ad esempio, non insegnando più ‘il dogma’ e non impegnandosi più in un lavoro missionario di carattere soprannaturale o nell’evangelizzazione). Osserviamo che, stando a quanto è possibile giudicare, gran parte della gerarchia e del clero contemporanei sono modernisti, intendendo i nuovi testi conciliari in senso eretico.
- Neo-conservatorismo
Questo gruppo, per contro, abbraccia − come abbiamo detto sopra − sia la Tradizione che la Novità. Questi non intendono i nuovi testi in senso eretico, come i Modernisti, quanto piuttosto in senso neutrale, come “ambigui” e da accettare secondo l’“Ermeneutica della Continuità”, cioè alla luce della Tradizione e, più precisamente, come in continuità con la Tradizione. La loro posizione è quella che potremmo definire “pacifista” e intrisa di pietà e docilità verso la Chiesa, verso ciò che ha sempre insegnato e verso ciò che ha insegnato nei tempi recenti dell’ultimo Concilio Ecumenico (nel senso di universale).
- Tradizionalismo
Questo gruppo, infine, intende i nuovi testi non secondo l’“Ermeneutica della Continuità” ma secondo la “Regola Remota della Fede”. Regola Remota della Fede significa Tradizione e, nell’intendere il Concilio alla luce della Tradizione, assomigliano ai Neo-conservatori; ma differiscono da loro nel non interpretare necessariamente i testi come in continuità con la Tradizione. La luce della Tradizione può mostrare se un testo sia in continuità con la Tradizione o se non lo sia; o ancora può mostrare che un dato testo tenda all’eresia.
In quest’ultimo caso, che di fatto è il caso della maggioranza dei testi nuovi, i Tradizionalisti respingeranno detti testi. Lo fanno, ripetiamo, non perché i testi siano necessariamente eretici di per sé, ma perché sono di tendenza eretica: sono ambigui in modo tale da favorire l’eresia.
[1] “Una e unica è la Chiesa universale del credente; al di fuori della quale nessuno è salvato”, extra quam nullus omnino salvatur, Concilio Lateranense IV (1215).