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Ep. III – La sepoltura di Gesù

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Patristica
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Ep. III - La sepoltura di Gesù
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Ver. 57. Venuta la sera, giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era divenuto anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.

 

La sera si stava avvicinando, ma non era ancora venuta, ed era necessario che fosse sepolto prima di sera, quando iniziò il sabato (in cui dovevano riposarsi).

 

Un certo uomo ricco: Perché un uomo povero non avrebbe avuto il coraggio di fare una richiesta del genere, dice S. Girolamo.

 

Chiamato Giuseppe. Cristo venne al mondo da Giuseppe, il promesso sposo della Vergine,  e fu sepolto da un altro Giuseppe. Giuseppe significa “aumentato”, cioè per grazia di Dio. Poiché, come il Patriarca Giuseppe abbondava in castità e affetto per suo padre, così Giuseppe, il marito della Vergine, eccelleva in castità; e questo Giuseppe, ancora una volta, era eminente per il suo tenero amore verso Cristo, suo padre spirituale, ora morto.

  1. Marco lo chiama nobile Consigliere (βουλευτής). Si suppone che sia stato un consigliere di Gerusalemme, dal momento che è vissuto ed ha fatto il suo luogo di sepoltura lì. Maldonado suppone che abbia preso parte al Consiglio sulla presa e l’uccisione di Cristo, ma che non fosse d’accordo con gli altri, essendo anche lui discepolo di Gesù e desiderando così svolgere gli ultimi uffici per il suo Maestro.

 

Ver. 58. È venuto da Pilato. “Venne coraggiosamente – dice S. Marco – perché sebbene, per paura dei giudei, fosse un discepolo segreto, intraprese senza paura tale difficile compito, poiché era sia rafforzato da Cristo che spinto dalla Beatissima Vergine”. “Da questo possiamo vedere, dice Vittore di Antiochia, la sua grande risoluzione e audacia, perché ha quasi sacrificato la propria vita per amore di Cristo, attirando su di sé i sospetti dei suoi nemici, i giudei“; e S. Crisostomo, “L’audacia di Giuseppe è altamente da ammirare, quando per amore di Cristo incorse in pericolo di morte e si espose all’odio generale“. S. Luca e S. Marco dicono, “che anche lui aspettava il Regno di Dio“. Sperava, cioè, attraverso Cristo, nell’amore celeste e così ha rischiato il pericolo per amor Suo.

 

E pregò il corpo di Gesù. S. Anselmo (Dial. De Pass.) dice essergli stato rivelato dalla Beatissima Vergine che Giuseppe ha fornito questo motivo, tra gli altri, per la sua richiesta, che Sua Madre stesse morendo di dolore per il suo unico Figlio e che fosse irragionevole che la Madre innocente dovesse morire così come il Figlio; ma che sarebbe stata una consolazione per lei seppellirlo. Si concesse dunque a lei, per quanto afflitta, questo favore. È probabile, inoltre, che egli abbia affermato la santità e l’innocenza di Gesù, che Pilato conosceva bene, pertanto il Suo Corpo non avrebbe dovuto essere gettato via con quelli dei criminali nella Valle dei Cadaveri, adiacente al Golgota, ma fosse degno di onorevole sepoltura, sepoltura ch’egli era pronto a fornire….

Quindi, avendo sentito e approvato le ragioni di Giuseppe, Pilato comandò che il corpo fosse consegnato. Affinché potesse in tal modo dargli una sorta di soddisfazione per averLo condannato a morte ed anche alleviare la sua stessa condotta dandogli un’onorevole sepoltura, come se Lo avesse condannato per costrizione….

  1. Marco aggiunge: “Ma Pilato si meravigliò che fosse già morto”, perché i ladri non erano ancora morti ed anche, dice Eutimio, perché si aspettava che Gesù morisse lentamente, essendo un Uomo Divino, superando di gran lunga gli altri in resistenza. “Ma quando seppe dal centurione che era morto, diede il corpo a Giuseppe” (Marco xv. 45).

 

Ver. 59. E quando Giuseppe ebbe preso il corpo, lo avvolse in un panno di lino pulito. Un simile tessuto si adattava bene a questo corpo purissimo. Sindone è un panno tessuto del lino più fine e delicato, così chiamato da Sidone, dove è stato realizzato per la prima volta. I giudei vi avvolgevano i cadaveri, si legavano mani e piedi con bende e la testa con un tovagliolo (Giovanni xi. 44). Così fece Giuseppe con Cristo (Giovanni xix. 40). S. Girolamo da questo condanna i sontuosi funerali dei ricchi e aggiunge: “Ma possiamo prendere questo per significare, in senso spirituale, che colui che riceve Gesù in una mente pura lo avvolge in un panno di lino pulito“.

 

Per questo il corpo di Cristo nella Messa è posto solo in un panno di lino molto pulito e fine. Questo si chiama corporale, dal Corpo di Cristo che contiene al suo interno, come in una tomba. S. Giovanni aggiunge che Nicodemo portò mirra e aloe per ungere e profumare il corpo (Giovanni xix. 39) ed impedire ad esso di putrefarsi.

Misticamente: Eutimio desidera che noi profumiamo di tali unguenti, quando riceviamo il corpo di Cristo nel nostro petto, come in una nuova tomba. “Anche noi”, dice, “quando riceviamo il Corpo di Cristo all’altare, ungiamoLo con odori dolci, cioè mediante atti virtuosi e contemplazione…”.

 

Ver. 60. E lo depose nella sua tomba nuova, che aveva scavato nella roccia. S. Giovanni aggiunge (xix. 41) ch’era in un giardino. Era “una nuova tomba“, per timore che chiunque altro che vi fosse stato sepolto potesse essere supposto (dice S. Crisostomo) o fingere (S. Girolamo) di essere risorto. S. Agostino dice misticamente: come nessuno prima o dopo di Lui fu concepito nel grembo della Vergine, così nessuno prima o dopo di Lui fu sepolto in questa tomba.

Nella roccia. “Perché se fosse stato costruito con molte pietre e le fondamenta fossero crollate, si sarebbe potuto dire che il corpo fosse stato portato via”, dice S. Girolamo. Beda, in Marco xv., descrive completamente la sua forma, “così alta che un uomo difficilmente poteva toccarne la parte superiore. Il suo ingresso era a est. A nord c’era il luogo in cui giaceva il Signore, rialzato sopra il resto del pavimento e aperto a sud“. Anche Adrichomius lo descrive e aggiunge “che Giuseppe ha dato la sua tomba a Cristo, che fu così sepolto nella tomba di uno sconosciuto“.

Colui che non aveva una casa Sua quando era vivo, dice Teofilatto, non ha una Sua tomba, ma è posto nella tomba di un altro, ed essendo nudo è vestito da Giuseppe“. “È sepolto”, dice S. Agostino (Serm. Cxxxiii. De Temp.), “nella tomba di un altro, perché è morto per la salvezza degli altri. Perché avrebbe avuto bisogno di una tomba tutta Sua, dato che non aveva alcuna vera causa di morte in sé stesso? Perché avrebbe avuto bisogno di una tomba sulla terra, il cui seggio era per sempre in cielo? Che cosa aveva a che fare con una tomba, che per lo spazio di tre giorni ha riposato nel Suo letto piuttosto che giacere morto nella tomba?

Anagogicamente: Cristo indicava così come Lui e i Suoi fossero estranei sulla terra e che il paradiso fosse il loro vero paese. S. Antonio, S. Efrem, S. Francesco e altri preferirono essere sepolti nella tomba di un altro e non nella propria, secondo il modello di Cristo. Qui, quindi, si è adempiuta la profezia di Isaia (XI. 10), “E il Suo sepolcro sarà glorioso“. Da qui anche l’abitudine dei pellegrinaggi a Gerusalemme per tanti secoli. Da qui l’erezione da parte di S. Elena della Chiesa del Santo Sepolcro, con il suo splendore ineguagliabile, che racchiude sotto lo stesso tetto anche il luogo della crocifissione, della risurrezione. Da qui il desiderio di Goffredo di Buglione, e di altri re dopo di lui, di seppellire nello stesso luogo ed anche l’istituzione di un ordine cavalleresco.

Infine, quella tomba era in un giardino, perché Adamo aveva peccato in un giardino. Quindi anche Cristo ha iniziato la Sua Passione in un giardino e l’ha completata, venendo seppellito in un giardino. E anche questo per espiare la sentenza pronunciata su Adamo; e, inoltre, per formare e piantare un bellissimo giardino, fiorente con i fiori e i frutti di tutte le virtù, cioè la Sua Chiesa. Notate qui come il corpo di Cristo sia stato deposto nel sepolcro, come sulla Croce, con la testa e il viso rivolti in modo da guardare lontano da est e verso ovest. Così Beda e Adrichomius.

Osserva: Cristo, non appena spirò, discese con la sua anima nel Limbus Patrum e rallegrò i patriarchi manifestando loro Sé Stesso e la Sua Divinità. Liberò anche le anime del Purgatorio e diede loro il primo giubileo generale. Egli manifestò anche loro la Sua Divinità e li rese benedetti (vedere 1 Piet. III. 19). Condannò alla punizione perpetua anche i diavoli e gli empi all’inferno, come loro Signore, loro giudice e loro trionfante Vincitore. L’anima di Cristo vi rimase fino al terzo giorno, quando uscì con i Patriarchi e altri santi, riprese il suo corpo e risuscitò nella gloria. Quindi fece riprendere i loro corpi ai Patriarchi e risorgere insieme a Lui. L’ordine, il modo e il tempo in cui queste cose sono avvenute è menzionato all’inizio del cap. XXVIII. Osservate, la Divinità di Cristo, la Persona Divina del Verbo, è sempre rimasta ipostaticamente unita sia al Suo corpo nella tomba che alla Sua anima nel Limbus.

 

E rotolò (aiutato dai suoi servi e da Nicodemo) una grande pietra alla porta del sepolcro. Che nessuno possa portare via il corpo; o, piuttosto, la Sapienza Divina così lo ordinò, affinché gli ebrei dopo la risurrezione non negassero il fatto e non sostenessero che gli Apostoli, che avevano rubato il corpo, avessero inventato coraggiosamente il racconto. E per la stessa ragione Dio ha voluto che il suo corpo fosse sepolto da coloro, come Giuseppe e Nicodemo, che erano degni di credito e che fosse sigillato e sorvegliato dagli ebrei, affinché in questo modo la Sua Morte e la successiva Risurrezione potessero essere chiaramente noti a tutti. Ora il corpo del Signore, mentre era ancora nella tomba, diede davvero un’indicazione e un preludio (per così dire) della Sua risurrezione, rimanendo incorrotto per tre giorni; essendo in verità un corpo vergine e santo, plasmato dallo Spirito Santo e, come tale, dimora per sempre.

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