I frutti del sacrificio della Croce
1. La Croce – come la Chiesa canta nei suoi inni della Passione – è “un albero singolare, nobile ed eletto fra tutti gli alberi, meravigliosamente decorato e inondato di luce, che in nessun’altra foresta cresce con tali foglie, fiori e frutti”. ”L’albero nobile” (arbor nobilis) della Croce è stato innaffiato dal sangue dell’Agnello mentre sgorgava dal Suo corpo: perciò i suoi rami sono carichi dei fiori della Grazia e dei frutti della Vita; e le sue foglie, che mai si seccano e mai cadono, aiutano i popoli a giungere alla Salvezza. I frutti sovrabbondanti della Grazia del nobilissimo albero della Croce, che ”fu degno di toccare le santissime membra con il suo tronco e di sorreggere il Tributo per la salvezza del mondo”, meritano di venir contemplati in profondità.
2. Se la gloriosa Redenzione, tramite la Croce, è un mistero tanto affascinante e imperscrutabile anche per gli angeli, dobbiamo quindi desumere che i frutti della Redenzione debbano essere infinitamente ricchi e preziosi. Ecce lignum crucis! Guarda al legno della Croce: qual sacrificio viene ivi offerto! Qual corpo viene sacrificato! Qual sangue è stato versato! Qual’è la vita offerta! Sono il corpo, il sangue e la vita dell’Uomo-Dio: cioè, il più glorioso sacrificio che si possa immaginare; e questo immenso sacrificio è stato e viene offerto senza fine all’Altissimo dal sublime Sacerdote sacrificale Gesù Cristo, con la piena coscienza di sacrificarSi in modo completo sull’altare della Croce per la salvezza di tutto il mondo. Incalcolabile e infinitamente ricco dev’essere il tesoro di grazia e di redenzione, che ci è stato acquistato ad un prezzo immenso, al costo di un tale sacrificio.
Veramente, “tramite il sangue di Cristo siamo stati liberati non solamente dalla colpa e dal castigo, ma abbiamo ricevuto anche la pienezza di tutte le grazie in sovrabbondanza” (Ef 1, 8-10). “Attraverso la morte di Cristo, Dio ci ha salvati non solamente dal potere delle tenebre, ma ci ha anche collocato nel regno del Figlio del Suo amore e ci ha resi degni di aver parte all’eredità dei Santi nella Luce” (Col 1, 12-13). Per mezzo di Cristo abbiamo il più prezioso tesoro dei doni celesti; poiché, ”dove abbondò il peccato, sovrabbondò la Grazia” (Rom 5, 2). ”Tramite l’ineffabile grazia di Cristo abbiamo ottenuto di più e di più grande di quanto abbiamo perso tramite l’invidia del diavolo. Infatti quelli che il nemico velenoso ha fatto espellere dalla felicità della prima dimora, il Figlio di Dio li ha incorporati a sé e collocati alla destra del Padre” (Leone Magno). Il Signore ci ha sollevato dalla polvere e dal profondo squallore e ci ha posto a fianco degli angeli; ci ha innalzato a una tale altezza, ad una dignità e gloria come nessun cuore umano avrebbe potuto mai immaginare o bramare. “Ma Dio, che è ricco in misericordia, portato dal Suo infinito amore con cui ci ha amato, quando ancora eravamo morti a causa dei nostri peccati, ci ha convivificati con Cristo, con Lui ci ha conresuscitati e ci ha fatti sedere nelle regioni celesti per mostrare nei secoli futuri l’abbondante ricchezza della Sua grazia” (Ef 2, 4-7).
Qual è il tremendo abisso dello squallore e dell’abbandono da cui fummo salvati tramite il sacrificio della Croce? E quali sono i doni celesti con cui Dio “ci ha benedetto in Cristo, secondo le ricchezze della Sua grazia versata in esuberanza su di noi?” (Ef 1, 3-8).