“Pieno di grazia”. “Noi, infatti, non abbiamo visto la gloria del potere o dello splendore”, dice san Bernardo, “ma la gloria della gentilezza paterna”, la gloria della grazia, della quale dice l’Apostolo: “a lode della gloriosa manifestazione della grazia sua” (Ef 1). Dunque l’Apostolo esclama (I Tim 3, 16) “… è grande il mistero della pietà” (vale a dire il Verbo fatto carne); “Colui che si manifestò in carne, che fu giudicato nello Spirito, fu visto dagli angeli, fu annunziato alle Genti, fu creduto nel mondo, fu assunto nella gloria”. Si veda l’insegnamento di san Tommaso (3 p. q. 7 art. 9 et seq.) in riferimento a quanto grande e perfetta nel suo insieme fosse la grazia di Cristo.
“E pieno di verità”. Un simbolo dell’unione di grazia e verità si trova nel pettorale del sommo sacerdote Aronne, che portava l’iscrizione di Urim e Thummim, cioè dottrine e verità o, letteralmente, illuminazione e perfezione, vale a dire verità e grazia. Questi due elementi sono sovrabbondanti in Cristo e sono particolarmente necessari in ogni sacerdote, affinché sia simile a Cristo.
Perciò, per quanto la Beata Vergine, santo Stefano e altri santi siano detti pieni di grazia al di sopra degli altri uomini, rispetto a Cristo essi non lo erano. Cristo infatti è, per così dire, un oceano che si riversa in fiumi di grazia su tutti i fedeli, sugli apostoli, sui martiri, sui confessori, sulle vergini. Come dice l’Apostolo (Col 2, 9), “in Esso abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità“. E ancora: “A ciascuno poi di noi fu data la grazia secondo la misura del dono di Cristo” (Ef 4, 7), e “Dio dà lo Spirito [al Figlio] senza misura” (Gv 3, 34).
Ver. 15 – “Giovanni gli rende testimonianza” ecc. Egli dimostra ciò che aveva detto sul Verbo incarnato, vale a dire il fatto che fosse pieno di grazia e di verità, con la testimonianza irrefragabile di Giovanni Battista. Di lui i Giudei tenevano conto come di un profeta e di un divino. È come se dicesse: “Non solo abbiamo visto Gesù Cristo pieno di grazia e di verità, ma Giovanni, che era stato mandato da Dio, ha testimoniato apertamente e chiaramente lo stesso riguardo a lui“.
“E grida”: in greco ἔχραγε, “gridò“. Proprio questi era, infatti, la voce di chi gridava nel deserto (Is 40, 3). “Non sono stato io solo a sentirlo“, dice san Cirillo, “ma il suo grido è giunto in lungo e in largo tra tutti. Infatti, non era segreto e nemmeno veniva pronunciato con accenti bassi e balbettanti, ma più forte di una tromba“. Come dice san Crisostomo, “liberamente e con fiducia, allontanando la paura, predicava l’avvento di Dio“.
“Ecco colui del quale dissi“: cfr. versetti 27 e 30. Significa: “Prima che Giovanni avesse visto e conosciuto Cristo, disse che stava per venire a salvare gli uomini. E quando lo vide, lo ripeté e lo confermò“. Come dice Teofilatto, “per evitare che sembri compiacere solo la persona di Gesù, parlando di lui con troppe lodi, dichiara: “… del quale dissi”, cioè prima ancora di averlo visto“.
“Chi verrà“, cioè, dice san Crisostomo, chi sta per predicare “dopo di me è stato fatto prima di me“. Cioè, Egli mi precede nell’onore, perché era il Redentore designato del mondo. Come dice Beda, “non in ordine di tempo, ma di dignità“. E sant’Agostino: “Non fu fatto prima che io fossi fatto” (perché Giovanni nacque sei mesi prima di Cristo), “ma fu posto prima di me“.