Articolo 25: Nostro Signore Gesù Cristo ha elevato il Matrimonio alla dignità di Sacramento. Questo Sacramento è un segno della Sua unione con la Chiesa.
«Cristo Signore ha innalzato il matrimonio alla dignità di sacramento; ha fatto sì che i coniugi… ottenessero nello stesso matrimonio la santità; e conformato mirabilmente all’esempio del suo mistico connubio con la Chiesa, ha perfezionato l’amore naturale e, stretta più fortemente col vincolo della carità divina l’unione, indivisibile per sua stessa natura, del marito e della moglie» (Arcanum, DH 3142).
Esistono due tipi di Matrimonio: naturale e sacramentale. Entrambi sono costituiti dal vincolo coniugale e hanno le finalità sopra indicate. Il Matrimonio era solamente di tipo naturale fino a quando nostro Signore non lo ha elevato alla dignità di Sacramento per le coppie validamente battezzate, dove siano soddisfatte anche le altre condizioni necessarie per il Matrimonio sacramentale. Per le coppie, di cui uno o entrambi i membri non siano battezzati, il Matrimonio può essere sempre e solo naturale.
Articolo 26: Il marito è il capo della famiglia e della moglie.
«Il marito è il principe della famiglia e il capo della moglie; la quale tuttavia, perché è carne della sua carne e osso delle sue ossa, dev’esser soggetta e obbediente al marito non a guisa di ancella, bensì di compagna; cioè che la soggezione non sia disgiunta dal decoro né dalla dignità. In esso poi che governa e in lei che obbedisce, rendendo entrambi immagine l’uno di Cristo, l’altra della Chiesa, sia la carità divina la perpetua moderatrice dei loro doveri» (Arcanum, DH 3143).
Proprio come abbiamo visto con la società della Chiesa, così con la società della famiglia, è necessario che un membro indirizzi gli altri membri di quella società al raggiungimento del loro bene comune. La Chiesa insegna che il membro della famiglia, chiamato a svolgere questa funzione, è il marito. L’autorità del marito non è però da intendersi come autoritaria, bensì come un servizio, sul modello di nostro Signore stesso che «non è venuto per farsi servire, ma per servire».