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Ep. XXVIII – L’inferno

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Ep. XXVIII - L'inferno
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  1. L’Inferno

 

‘All’ateismo moderno e contemporaneo, portato al livello del delirio, è stato riservato il compito di superare l’empietà di tutte le epoche, negando l’esistenza dell’inferno’

Padre F.X. Schouppe S.J. [1]

 

Nota storica[2]

 

Il cardinal Ruffini, tra gli altri vescovi, ha sottolineato l’assenza di qualsivoglia insegnamento sull’Inferno nello schema De Ecclesia. Il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Gori, ha osservato che, sebbene il Giudizio finale e il Paradiso fossero menzionati, il luogo delle sofferenze eterne non lo era: ciò costituiva un’omissione inammissibile da parte di un concilio obbligato a ricordare la dottrina della Chiesa nella sua interezza, ha detto. Ha addotto tre ragioni per affermare la sua esistenza:

  • la dottrina è incontrovertibile e “lo stesso Salvatore, che certo conosceva più di tutti il metodo migliore di proporre la sua dottrina e che nello stesso tempo era la stessa bontà in persona, … molte volte, in maniera chiara ed appassionata, [l’]ha proclamat[a]“;
  • tutti gli uomini, “attirati dalla concupiscenza a disprezzare l’amicizia divina, certo hanno bisogno di essere dissuasi dal peccato col timore di questa infelicità eterna …“;
  • c’è una particolare necessità pastorale di insegnare questa dottrina nel contesto dell’edonismo contemporaneo, che “sminuisc[e] gravemente agli occhi di molti uomini il valore dell’amicizia divina ed il senso del peccato“; questo li porta a rifiutare del tutto la dottrina e persino a intimare al clero di non predicarla.

Il silenzio del concilio sull’inferno è tanto più notevole, considerato il primo messaggio di Fatima, una visione terrificante della sua realtà insieme a quella della perdizione eterna. Eppure molti teologi, tra cui i padri Küng, Rahner, Urs von Balthasar e Schillebeeckx, erano dediti nei propri scritti, sia durante che dopo il concilio, a ridurre l’Inferno a uno status mitologico o a presentarlo come “vuoto“, il che equivale a tutti gli effetti alla sua negazione[3]. Tale iniziativa corrisponde alla loro insistenza spesso ossessiva sulla Divina Misericordia a scapito della Divina Giustizia e, più in generale, alla divinizzazione dell’uomo nel concilio e alla sua ostinata euforia antirealista:

‘weil… nicht sein kann, was nicht sein darf’ [4].

 

Conclusione alla Sezione A

In relazione al sollecito del patriarca latino sul fatto che un concilio generale sia tenuto a predicare la Fede cattolica nella sua interezza, concludiamo questa Sezione A semplicemente elencando le occorrenze nei testi conciliari di alcuni dei termini-chiave, che abbiamo citato.

  1. Chiesa Militante: 0.
  2. Chiesa Sofferente: 0.
  3. Chiesa Trionfante: 0.
  4. Cristo Re: 0.
  5. Caduta / Natura caduta: 7 occorrenze, ma solo incidentali.
  6. Peccato originale: 3 occorrenze, ma solo incidentali.
  7. Concupiscenza: 0.
  8. Peccato mortale: 0.
  9. Purgatorio: 0.
  10. Inferno: 0[5].

__________________________________

[1] Dal suo libro sull’Inferno (TAN Books), che, insieme a quello sul Purgatorio, è caldamente raccomandato al lettore.

[2] RdM V. 5.

[3]A further anodyne theory serving to circumvent Hell, in line with the best Council trends, has recently been proposed by the Vatican, in terms of the annihilation of the mortal sinner’s soul at death”.

[4] ‘perché … ciò che non dovrebbe essere non può essere’. Christian Morgenstern, Die unmögliche Tatsache.

[5] Vedremo in seguito come il concilio abbia taciuto una serie di altre parole-chiave come eresia, apostasia, scisma e senso della vita.

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