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Ep. XXVII – La Verità si nasconde

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Ep. XXVII - La Verità si nasconde
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La Verità si nasconde

 

La verità si nasconde, come si nascondeva la vera Divinità, nell’umanità di Cristo, ma non può rimanere nascosta per sempre. Come dice Cicerone (Pro Cœlio), “O potente forza della verità, che da sola si difende facilmente contro l’arguzia, la scaltrezza, la sagacia e i trucchi insidiosi degli uomini“. Perciò la verità può essere oppressa, ma non può mai spegnersi, così come il sole può essere oscurato dalle nuvole, ma poi disperde le nuvole con la forza dei suoi raggi e risplende in modo luminoso. Tale è la verità e tale è anche Cristo.

Illumina ogni uomo”: vale a dire, per quanto competa a Cristo. Pertanto, coloro che non sono illuminati attribuiscono la colpa a se stessi, in quanto non vogliono ricevere la luce della fede e della grazia che Cristo offre loro. Così il sole dà luce, per quanto gli competa, a tutti coloro che sono in casa, ma se qualcuno chiude la finestra e impedisce al sole di entrare, la colpa è sua e non del sole. San Giovanni allude qui al sole, che dà luce a tutto il mondo. Così san Crisostomo, Cirillo, Eutimio. Ciò si può dedurre da quanto precede: la luce splende fra le tenebre, ecc. Questo è detto della luce soprannaturale della grazia, sebbene san Cirillo si riferisca alla luce naturale della ragione. Dio, infatti, ha dato ad ogni uomo il lume della ragione, affinché per mezzo di questo conosca ciò che è bene e ciò che è male, ciò che va accolto e ciò che va evitato.

Che viene a questo mondo”, cioè che nasce in questo mondo. Si tratta di un calco dall’ebraico. Va da sé come il greco ἐρχόμενον, venire, possa concordare grammaticalmente con il termine “luce“, in modo che il significato sia: la luce che viene in questo mondo, cioè Cristo nato in questo mondo, illumina, per quanto gli competa, ogni uomo. Così sant’Agostino (lib. I. De peccatorum meritis, c. 25). Così Cristo dice (12, 46): “Io son venuto luce al mondo“. Quasi tutti gli interpreti greci e latini ritengono, però, che il participio del verbo “venire” sia coniugato all’accusativo, in quanto concordante con il termine “uomo“.

Ver.10 – “Egli era nel mondo”, ecc. Il Verbo o Figlio di Dio era nel mondo. Egli, infatti, in quanto Dio, era nel mondo con la sua essenza, la sua presenza e la sua potenza, fin dal principio, preservandolo e governandolo con la Sua Provvidenza. Così dice san Paolo (At. 17, 27). Così i santi Crisostomo, Agostino e tutti gli altri Padri greci e latini. Maldonatus spiega questo passaggio diversamente, riferendosi al passo dell’Incarnazione. L’Evangelista, però, tratterà dell’Incarnazione nei versetti successivi.

E il mondo per mezzo di Lui fu fatto”. La coniugazione “E” ha qui il significato di “invero“, “certo” o, più marcatamente, di “poiché“, “in ragione del fatto che“. Il significato è: “Perciò il Verbo era nel mondo, perché il mondo è stato creato ed è tuttora conservato ed esiste grazie a Lui“. Il Verbo, infatti, è il fondamento, per così dire, l’anima stessa del mondo, come pensava Platone, pur essendo un pagano. Saggiamente Filone dice: “È proprietà del Creatore benedire, della creatura ringraziare“.

E il mondo non l’ha conosciuto”. Giovanni rileva l’ingratitudine del mondo, che non ha conosciuto il suo Creatore, il quale pure l’ha sempre vegliato: il Verbo o Figlio di Dio. Inoltre, c’è un gioco di parole con la parola “mondo“. Infatti per “mondo” si intende propriamente l’universo e tutte le cose che vi sono comprese, tutte fatte dal Verbo. Quando però si aggiunge: “E il mondo non l’ha conosciuto“, per “mondo” si intendono gli abitanti del mondo, cioè gli uomini consegnati al mondo, che non hanno conosciuto l’Autore del mondo. Così i santi Agostino e Crisostomo.

Osserviamo qui come si possa naturalmente prendere atto da quanto è stato creato del fatto che Dio sia Uno in Essenza, ma non del fatto che siano Tre le Persone: conseguentemente, il Verbo non si può conoscere in quanto Verbo sulla scorta di quanto è stato creato. Giovanni, quindi, biasima qui gli uomini del mondo non per il fatto di non aver conosciuto il Verbo in quanto Verbo, ma per il fatto di non averlo conosciuto in quanto Dio, Creatore del mondo, per mezzo della Sua opera. Questo offre una risposta a Maldonatus, secondo il quale Giovanni si riferisce con queste parole all’Incarnazione del Verbo. Noi rispondiamo che essi non conoscevano il Verbo in quanto Verbo o Persona del Figlio. In effetti, molti neppure hanno riconosciuto Dio in quanto Creatore dalle Sue opere nel mondo. Ammetto che alcuni uomini, quali patriarchi e profeti, conoscessero il Verbo o Figlio di Dio e profetizzassero su di Lui. Lo sapevano, tuttavia, per una rivelazione speciale di Dio, non per le Sue opere nel mondo. Giovanni sta quindi deplorando la cecità e l’ignoranza della fragilità umana, seguita alla caduta nel peccato, perché con la fede si è persa la conoscenza del Creatore e Salvatore, cioè del Verbo.

Venne fra la sua gente”, ecc. Con “fra la sua gente” Agostino, Cirillo, Crisostomo, ecc. intendono i Giudei, perché erano il popolo eletto di Dio. Con “la sua gente“, però, si può intendere più opportunamente il mondo e tutti i suoi abitanti. Infatti, san Giovanni dice la stessa cosa e la ripete e rafforza in altri termini, come ho già detto: così, “Egli era nel mondo e il mondo per mezzo di lui fu fatto e il mondo non l’ha conosciuto“. Sentite san Cirillo al Concilio di Efeso: “L’Unigenito è venuto ai suoi, soprattutto gli israeliti, quando si è incarnato“.

E i suoi”: non tutti, ma molti, perché alcuni accolsero Gesù come il Cristo, per esempio i dodici apostoli e i settantadue discepoli. Questi erano pochi, tuttavia, in confronto agli altri Giudei, che non lo accolsero.

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