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Ep. XXIII – Il sacrificio della Croce di Cristo (seconda parte)

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Liturgia
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Ep. XXIII - Il sacrificio della Croce di Cristo (seconda parte)
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Il sacrificio della Croce di Cristo

(seconda parte)

Ma il “Figlio del Dio vivente” non voleva respingere la violenza che Gli veniva inflitta: Egli accettò liberamente e per amore la dolorosissima via della croce. Perciò la sofferenza e la morte furono la conseguenza naturale di quel crudele martirio, che soggiogò e sommerse il corpo e l’anima del Redentore; ma Egli avrebbe potuto allontanare da Sé, con potere sovrano, anche questo effetto naturale, dolore e morte.

Non lo volle: volle invece vuotare interamente il calice della sofferenza e provare il sapore dell’amarezza e della morte in tutta la sua severità. Con voce alta e con un forte grido Egli raccomandò l’anima Sua nelle mani di Suo Padre celeste (Lc 23,46), chinò il capo e morì “perché lo volle, quando lo volle e nella maniera in cui Egli lo volle”. Perché questo grido così forte? Per rivelare il Suo potere sulla morte e sulla vita; per mostrare a tutto il mondo che Egli possiede forza e potenza d’allontanare da Sé la morte e di preservare la propria vita: e “non muore per debolezza, ma perché è in Suo potere farlo”, cioè ha la libera volontà e la libera scelta.

L’impressione fatta sui presenti fu tanto enorme che poco dopo il capitano pagano disse: “Quest’uomo, in verità, era figlio di Dio!” Così si avverò sul Golgota ciò che il Salvatore aveva preannunciato: “Per le mie pecore do la mia vita; e nessuno me la può togliere; ma la do io da me stesso; ed ho il potere di darla e il potere di prenderla di nuovo” (Gv 10, 15.18).

Quest’atto sacerdotale e di autoimmolazione del Salvatore fu compiuto, in primo luogo, spiritualmente e con il cuore, ma non rimase interiore e invisibile: il sentimento e la volontà di sacrificio di Cristo, infatti, emersero anche all’esterno e si manifestarono con lo spargimento del Suo sangue e nella distruzione della Sua vita, conseguenze che Egli avrebbe potuto scongiurare, se solo avesse voluto.

d. Il motivo di questo sacrificio cruento di Cristo fu la redenzione del mondo, la ristorazione e la ricomposizione dell’ordine soprannaturale nell’Umanità e nell’intera Creazione. Infatti, “qual è stato l’effetto della Croce di Cristo? Che cosa continua ancora ad apportare se non la cancellazione dell’inimicizia e la riconciliazione del Mondo con Dio affinché, tramite il sacrificio dell’Agnello ucciso, tutto possa essere riportato alla vera pace?” (S. Leone Magno, XV Orazione sulla sofferenza del Signore).

Per compiere la Redenzione, il Signore non ha sacrificato una cosa di poco conto, ma la Sua umanità che, in Sé, è incomparabilmente più preziosa di tutte le creature e che, in unione alla Divinità, possiede infinita dignità e sovranità.

Questa nobile, adorabile umanità di Cristo è stata sacrificata sulla Croce, cioè consumata nella Sua debolezza (Is 53,10), per onorare veramente l’inviolabile Maestà dell’Altissimo, placare la Sua ira e conciliare la Sua giustizia. Il frutto di quest’omaggio ed espiazione, che Cristo ha compiuto per noi e al nostro posto, è a vantaggio dell’umanità: per noi ha meritato il condono dei nostri peccati e delle nostre pene, inoltre ha meritato il dono di ogni grazia e benedizione.

La Maestà e la Giustizia di Dio non avrebbero potuto essere glorificate in maniera più splendida e sconvolgente di quanto non sia avvenuto, con la crocifissione dell’UomoDio Sommo Sacerdote, tramite la radicale e incomprensibile umiliazione di Sé. Grande e degna fu l’adorazione offerta alla divina Maestà mediante il sacrificio della croce; infinitamente perfetta la soddisfazione data alla Giustizia divina tramite la sofferenza e la morte di Cristo; abbondante e senza fine fu anche il merito che il Redentore acquistò con il sacrificio della Sua vita per l’umanità.

Quale sacrificio fu mai più santo di quello che il vero Sommo Sacerdote, con l’offerta del Suo corpo, pose sull’altare della Croce?” (S. Leone Magno). Qui il sacerdote offerente è assolutamente degno, preziosa senza fine l’offerta e l’atto sacrificale d’infinito valore: perciò è un sacrificio necessariamente perfetto, a cui si riferiscono tutti gli altri sacrifici e dal quale tutti gli altri sacrifici attingono il loro significato, la loro forza e la loro efficacia.

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